Precari, macula originalis


Quella dei precari, in Italia, è una macula originalis, una macchia genetica. Per decenni si sono assunti migliaia di raccomandati per rastrellare voti elettorali, sfacciatamente. Faceva comodo a tutti, e tutti inzuppavano il biscotto. Spesso anche fisicamente, quando i raccomandati erano raccomandate. Poi ci si è accorti – all’italiana – che negli uffici, alla mensa di papà Stato, erano in troppi e molti anche svergognatamente assenteisti e fannulloni, con stipendio e tredicesima. Ma ce n’erano anche di bravi e meritevoli, ovviamente ignorati. Tant’è vero che lo Stato e le sue superfetazioni (Regioni, Comuni, Province e altre carrozze) funzionavano, come funzionano, tragicamente male. I bravi sono persino emarginati…
Accortisi di questo, i cervelloni del potere hanno importato il precariato da paesi dove è da sempre regola, ma seria. E’ stato costruito un mostruoso pasticcio che oggi si pretende di eliminare lasciando sul terreno morti e feriti, in un momento terribile per il paese. In taluni casi ancora più dolorosi, come a L’Aquila, i politici – tranne pochissimi – tacciono, eludono, svicolano, si nascondono, e i sindacati fanno anche peggio: tradiscono i propri doveri istituzionali. Ieri una commissione parlamentare presieduta da un pidiellino ha tentato di affondare emendamenti riparatori presentati dalla senatrice Pezzopane, che intende risolvere il problema senza lanci di precari dal gommone. Risolvere, e non creare mai più precari: l’Italia non li sa gestire, non è il paese giusto. Indigna che in questo sforzo (anche umanitario) la senatrice non sia sostenuta da tutti i politici aquilani, ma anzi osteggiata.
Indigna che la politica aquilana, ancora una volta, dia pessima immagine di sé. Teniamo degli appunti, e quando si voterà, lo ricorderemo a chi vorrà candidarsi. Ma soprattutto agli elettori.



09 Ottobre 2013

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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