“Perchè non mi rivolgo a imprese aquilane”
L’Aquila – Il sig. Ettore P. (identità a noi nota, e preghiera di non pubblicarla per timore di ripercussioni e vendette) ci scrive una lunga lettera, che sintetizziamo: “Giorni fa ho sentito da qualcuno (non ricordo se un’autorità è o un sindacato, fa lo stesso) che ci sono 2.000 cassintegrati nel campo edilizio, e centinaia di altri settori produttivi come l’artigianato o il commercio. Viceversa ci sono anche centinaia, forse migliaia di lavoratori stranieri ovunque a L’Aquila, e non soltanto di operai, ma anche imprese appena costituite, spesso con nomi di giovanissimi e persino ragazze straniere. Forse una spiegazione ce l’ho io. Miei amici (diversi non uno o due) hanno scelto imprese e artigiani aquilani per lavori di muratura, pittura, idraulica, pavimentazione e piccoli restauri, che costano comunque migliaia di euro. Sempre, dico sempre, queste imprese hanno accettato, incassato l’anticipo, concordato prezzi spesso elevati, cominciato i lavori e poi li hanno abbandonati. Vuol dire che ne accettano diversi, incassano gli anticipi, cominciano e trascurano quelli che sono di minore entità . Le assenze dal lavoro durano anche settimane. Inutile pregarli, invitarli, minacciarli, fanno il comodo che gli pare. Non vi pare una spiegazionesufficiente? A me e a chi subisce queste scorrettezze sicuramente sì. Chi si comporta così non ha diritto di lavorare”.
(Ndr) – La maggior parte delle ditte e imprese (aquilane ma non solo aquilane) facevano così prima del 6 aprile, e fanno così come scrive il nostro lettore anche adesso, anzi di più, perchè le offerte di lavoro sono molte e la cattiva stagione incalza: bisogna sbrigarsi. Chi si vuoledifendere da persone del genere, deve sottoscrivere un accordo che preveda penali (una somma prefissata al giorno) in caso di ritardi non giustificabili. L’errore, a nostro avviso, è pagare anticipi troppo sostanziosi e non fare accordi fiscalmente regolari, magari per risparmiare qualcosa visto che tutto avviene “in nero”. E se tutto è in nero, c’è poco da fare: bisogna avere la fortuna di imbattersi in un’impresa o un singolo artigiano onesto e di parola. Ce ne sono e meritano di lavorare, mentre gli altri non meritano nulla. E’ una piaga sociale e bisogna metterla in conto. Neppure l’emergenza terremoto ha indotto gli scorretti a cambiare vita e metodo di lavoro. Simili caratteristiche del nostro mondo del lavoro sono una delle cause del mancato sviluppo, o dello sviluppo intossicato dall’evasione fiscale, dalla scorrettezza, dai prezzi esagerati, dalle pretese di denaro in cambio di cattive prestazioni. Ci riferiscono che una sarta, per qualche “aggiusto” a indumenti, ha preteso 50 euro, mentre prima ne chiedeva 5-10. Anche questa è la “rinascita” dell’Aquila…
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