Precari Provincia, diatriba dolorosa
L’Aquila – Dai “precari dei centri per l’impiego della provincia dell’Aquila” riceviamo: “Pur ribadendo la nostra vicinanza a qualsiasi situazione di precariato, condizione che noi stessi viviamo da 10 anni, con riferimento alle rimostranze espresse dai precari ricompresi nell’OPCM della Provincia dell’Aquila sul vostro sito on line “In Abruzzo”, i precari storici dei Centri per l’Impiego della Provincia dell’Aquila sottolineano quanto segue: è vero che gli ex precari OPCM della Provincia dell’Aquila sono stati assunti con un bando pubblico nel 2010 tramite presentazione di un curriculum vitae ma è altrettanto innegabile che i precari del Centro per l’Impiego dell’ Aquila è dal lontano 2003 che hanno sostenuto 6 procedure concorsuali per
titoli ed esami; l’ultima delle quali espletata nel 2010 e ad oggi sono idonei in una graduatoria a tempo indeterminato.
A ciò si aggiunge che alcuni degli ex precari OPCM hanno regolarmente
sostenuto tale ultima procedura concorsuale del 2010 non collocandosi tuttavia in una posizione utile in graduatoria. Dunque i “piu’ graditi” o “privilegiati” sono proprio gli ex precari OPCM, che al contrario di tanti nostri ex colleghi, hanno trovato nell’OPCM una corsia preferenziale per rientrare comunque nell’ ente.
Si aggiunge che gli emendamenti proposti dalla Senatrice Pezzopane Stefania e sostenuti dalla Senatrice Chiavaroli sono pienamente legittimi sia in punto di fatto che di diritto posto che gli scriventi sono in possesso dei requisiti di cui al DL 101/2013 poiche’ idonei e vincitori in una graduatoria a tempo indeterminato”.
(Ndr) – Abbiamo sempre perorato la causa dei precari, e non solo di quelli della Provincia, e ci auguriamo che tutti trovino la loro strada secondo i principi di giustizia e di uguaglianza sociale. Hanno tutti diritto di lavorare e speriamo che la politica li sostenga. Finora lo hanno fatto solo la Pezzopane e la Chiavaroli aderendo ai suoi emendamenti. Ferisce il silenzio mantenuto da tutti gli altri politici e lo scarso “calore” dei sindacati, che evidentemente ritengono i lavoratori di serie A e di serie B.
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