Lezioni della protezione civile all’Università : per favore bloccatele, rispetto a chi ha sofferto
L’Aquila – Pubbliciamo condividendo al 100% la rabbia di chi deve sentirsi raccontare dalle istituzioni delle storie che sembrano avvenute in un altro pianeta ed invitiamo chi di dovere ad avere più rispetto dei cittadini del territorio dell’Aquila che hanno vissuto i giorni precedenti la scossa, hanno sentito sulla loro pelle la distruzione e la morte e stanno ancora assaporando le difficoltà di una mancata gestione del post terremoto. (ndr ppv). Segue la lettera: “Sale la rabbia a sentire le parole orgogliose della protezione civile sulle cattedre dell’Università dell’Aquila in merito alla valorosa azione del corpo in occasione dell’emergenza Abruzzo. Ora che tutti aspettano l’azione della magistratura per ciò che non è stato fatto dalla protezione civile e dagli enti locali nei giorni precedenti la scossa mortale del 6 aprile diventa difficile ascoltare le parole di alcuni responsabili della protezione civile nei corsi di formazione sui terremoti tenuti in questi giorni presso l’Università dell’Aquila (oggi 27 ottobre ore 10 presso la Tensostruttura di Univesritaria del Polo di Coppito). E’ bello sentirsi raccontare dall’Ing. Fabrizio Curcio, Direttore Generale della Gestione delle Emergenze (Dipartimento della Protezione Civile Nazionale) che cos’è la protezione civile. Sentirsi dire che se nel 1960 la protezione civile aveva solo un ruolo nella ricostruzione oggi l’assetto organizzativo si è modificato e protezione civile significa monitoraggio, organizzazione dell’emergenza e poi anche ricostruzione. Rassicurante, poi, tutta la spiegazione inenerente la sala operativa della protezione civile e l’assetto della sala (personale presente, modifiche in funzione dello stato di emergenza e flessiblità  organizzativa). Apoteosi di soddisfazione nel comprendere finalmente cosa sono i tanto famigerati acronimi dell’emergenza: ha spiegato cosa sono i C.O.M. (cordinamento operativo misto), cosa sono i C.O.M.A.C. e cosa sono i C.O.C. (coordinamento operativo comunale). Qualche pensierino maligno si è sollevato sentendo che questi ultimi all’Aquila non si sono istaurati, ma sono stati predisposti dirattamente i C.O.M. e i C.O.M.A.C. che sono un livello più alto e quindi gestito a livello nazionale. L’ing. ha tenuto a precisare che i C.O.C. sono un tipo di coordinamento che i singoli comuni mettono in atto quando c’è una previsione di pericolo, ancor prima che intervenga lo stato e quindi la protezione civile. RABBIA ACCOMPAGNATA DA SFIDUCIA è salita quando l’Ing. ha tenuto a precisare che all’Aquila questo tipo di coordinamento ovviamente non poteva istaurarsi visto che il terremoto è stato un evento improvviso e quindi imprevedibile. Ma come vi permettete di raccontare ancora queste cose dopo quello che è successo? Ma le scosse da 5 mesi insistenti sul medesimo chilometro quadrato? E le riunioni dei massimi esperti? E le querele a ricercatori che provavano a creare attenzione sull’argomento?  L’Ing. ha spiegato come la protezione civile si sia mossa subito dopo le 3,32 del 6 aprile. L’Ing. in persona, dopo aver ricevuto una telefonata a casa dalla sede (stavo dormendo a casa a Roma, ha fatto scattare l’organizzazione, sono stati chiamati tutti i capi dei diversi settori (vigili del fuoco, protezione civile, polizia ecc.) e si è convocata una riunione urgente. Lui, il direttore generale della gestione emergenza, è arrivato all’Aquila alle 9 di mattina del 6 aprile per cercare una sede consona per la protezione civile. Ha visitato la guardia di finanza e l’ha ritenuta perfetta per metter su il quartiere generale. Insomma tante belle parole, pronunciate con enfasi e orgoglio per dire che fino alla scossa delle 3,32 la protezione civile dormiva sonni tranquilli.” Qualcosa nel sistema non funziona e non è possibile che nessuno riesca a porre rimedio a questa sceneggiata. Anche se tutto debba sembrare eccezionale lo show e le finte storie devono finire. Non sono più tollerabili.” Lettera firmata.
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