Di Venanzo, esposimetro a Bigazzi
Teramo – PREMIATO PER IL FILM DI SORRENTINO LA GRANDE BELLEZZA – Individuato anche il terzo autore della Fotografia al quale assegnare l’Esposimetro d’Oro della 18^ edizione del Premio Internazionale della Fotografia Cinematografica Gianni Di Venanzo. La scelta della Giuria, presieduta dal critico cinematografico Stefano Masi, è caduta su Luca Bigazzi al quale va l’ Esposimetro d’Oro per la migliore Fotografia Cinematografica Italiana per il film La grande bellezza di Paolo Sorrentino. L’opera di Sorrentino illuminata da Bigazzi è stata scelta per rappresentare l’Italia nella corsa agli Oscar nella categoria riservata ai film stranieri.
Luca Bigazzi sarà a Teramo sabato 26 ottobre prossimo per ritirare l’Esposimetro d’oro per la Fotografia Cinematografica Italiana. Gli sarà consegnato il riconoscimento nel corso della gran cerimonia di premiazione che si terrà presso il cineteatro Comunale alle ore 17:00.
Luca Bigazzi è tra i più originali “maghi della luce” italiani e tra i più premiati: ha vinto ben 6 David di Donatello come miglior Direttore della Fotografia: nel 1995 con Lamerica di Gianni Amelio, nel 2000 con Pane e Tulipani di Silvio Soldini, nel 2005 con Le conseguenze dell’amore di Paolo Sorrentino, nel 2006 con Romanzo criminale di Michele Placido e ancora nel 2009 e nel 2012 con altri due film di Paolo Sorrentino, Il Divo e This Must Be the Place. A questi aggiungiamo cinque Nastri d’Argento (1995 con Lamerica, 2002 con Brucio nel vento di Silvio Soldini, 2005 con tre film Le chiavi di casa di Gianni Amelio, Le conseguenze dell’amore e Ovunque sei di Michele Placido, nel 2012 con This Must Be the Place, nel 2013 premiato per tre film L’intervallo di Leonardo Costanzo, La grande bellezza di Paolo Sorrentino e Un giorno speciale di Francesca Comencini), un’Osella d’Oro a Venezia, tre Premi Giuseppe Rotunno e quattro Ciak d’oro.
Luca Bigazzi, nato a Milano il 9 dicembre 1958, con il suo talento visuale si pone come “un personaggio originale ed unico nel panorama della fotografia cinematografica italiana, lontano dai gruppi e dalle stesse associazioni italiane di categoria” (Stefano Masi in “Dizionario mondiale dei direttori della fotografia”, Le Mani Edizioni).
Figlio del regista di pubblicità e Caroselli, Vieri Bigazzi, si avvicina al cinema nel 1977 lavorando per la pubblicità al fianco del padre e di altri, tra cui Paolo Taviani e Maurizio Nichetti. Insieme al regista Silvio Soldini, suo compagno di classe al liceo, fonda la Bilicofilm: i due (Soldini regista e Bigazzi operatore) realizzano un mediometraggio in bianco e nero Paesaggio con figure (1983) e poi Giulia in ottobre (1984). Bigazzi diviene ben presto un punto di riferimento nell’ambiente milanese dei filmaker indipendenti. In quegli anni fotografa cortometraggi, mediometraggi e documentari per Daniele Segre, Donatello Alunni Pierucci, Bruno Bigoni e Giancarlo Soldi. Nel 1989 arriva il salto verso la produzione professionale e lo compie insieme a Soldini con il film L’aria serena dell’ovest. Due anni dopo il regista teatrale napoletano Mario Martone lo vuole al suo fianco nell’esordio cinematografico nel film Morte di un matematico napoletano (1991): Bigazzi di Napoli “restituisce un’immagine assolutamente antiretorica, cupa e notturna”. (Stefano Masi, op. cit.). Grazie a questi lavori Bigazzi viene scelto dai cineasti italiani emergenti dei primi anni Novanta. Tra un film di Soldini e l’altro, Bigazzi dà luce ai più interessanti progetti del giovane cinema italiano, come Manila Paloma Blanca (1992) di Daniele Segre. Ma si accorgono di lui anche i più sensibili cineasti della generazione precedente. Primo fra tutti Gianni Amelio che gli affida la responsabilità delle immagini e delle luci di Lamerica (1995), lavoro con cui Bigazzi vince i primi prestigiosi premi: un David di Donatello e un Nastro d’Argento. Sempre nel ’95 firma le luci e gira le scene alla macchina (lui non abbandona mai il lavoro di operatore sul set) di Lo zio di Brooklyn di Daniele Ciprì e Franco Maresco “girato con uno stile fotografico elegante e funereo, esaltato dai filtri sul cielo…” (Stefano Masi, op.cit.). Di quell’anno anche L’amore molesto di Mario Martone, in cui Bigazzi rilegge i colori di Napoli in una forma raggelata. L’autore della fotografia milanese lavora molto in questo periodo firmando le luci per i film di Michele Placido, Maurizio Nichetti, Pappi Corsicato, Antonio Tibaldi, Pasquale Pozzessere, Mimmo Calopresti, Francesca Archibugi, Francesca Comencini. Continua la sua collaborazione con Soldini, fotografando quasi tutti i suoi film, lo struggente Le acrobate (1997), la commedia Pane e tulipani (1999) e Brucio nel vento (2002). Al tempo stesso Amelio, dopo Lamerica, gli affida la responsabilità dell’immagine per tutti i suoi film da Così ridevano (1998) a Le chiavi di casa (2004), passando per La stella che non c’è (2006) e arrivando all’ultimo lavoro L’intrepido (2013) che Amelio ha portato alla 70^ edizione del festival cinematografico di Venezia.
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