La diabolica ossessione, appunti e disappunti di un ragazzo che amava il cinema (13)
L’Aquila – (Foto: Mario Fratti, il suo libro dedicato a L’Aquila, e un suo lavoro teatrale americano) –
Andiamo avanti con i ricordi e gli appunti di Gabriele Lucci, che stavolta si sofferma sul terremoto aquilano, su quell’ora scolpita nei ricordi, e su Mario Fratti, illustre intellettuale aquilano trapiantato da anni a New York, dove è personaggio di primissimo piano nella cultura. E non è dire poco: siamo nella Grande Mela, la capitale del mondo, mica noccioline. Anche Fratti, sempre presente anche oggi a L’Aquila, autore di un libro dedicato a L’Aquila e agli anni Quaranta, passò per l’Accademia dell’Immagine tra i tanti grandi nomi. Leggiamo insieme.
(di GABRIELE LUCCI) – Scrivere con rabbia oppure no. Terremoto terremoti. Rapporti alla deriva, aggressivita’, ristrettezze e miserie umane miste a solidarieta’, spazi dello spirito sempre piu’ ristretti. Un mondo sottosopra. Alle 3.30 io, noi tutti, e gran parte del mondo in eclisse saremmo diventati pochi minuti dopo complici nel dolore. Un allenamento alla morte: oggi le cose ci hanno abbandonato, piu’ in la’ loro sopravviveranno e noi andremo via. Non fa una grande differenza.
E allora? Un amico, ma vero! Si, ma non basta che condivida il mio, il nostro dolore, la nostra precaria quotidianita’. Rimbalzi d’angoscia persistono. Notti da incubo e farmaci a volonta’. Ci vorrebbe uno, una, che ci sproni e ci dia una ragione per andare avanti.
Dove pescare? Ma tra persone che passano indenni ogni sventura ! Certo che esistono. La loro ironia, il loro sorriso, una sorta di calma magnetica li rende meno vulnerabili. Sembrano quasi voler sfidare sorti avverse. Tra questi primeggiano gli artisti, perche’ riescono ad avere il coraggio e l’ottimismo che li spinge, anche se angosciati, a trovare la forza per organizzarsi destinando messaggi in bottiglia ad un pubblico estraneo ma assetato.
Dunque, Mario Fratti. Drammaturgo famoso, americano d’adozione, aquilano. Ma non basta. Sopratutto dotato di una tale visione erotica della vita e di quell’apparente ottuso contagioso ottimismo verso il quale e’ arduo restare indifferenti. Ho conosciuto Mario diversi anni fa, venne a trovarci in Accademia. Poi a New York presentammo il libro sul premio Oscar Dante Ferretti sempre edito dalla nostra scuola. Dapprima all’Istituto italiano di cultura poi al Museo Guggenheim. Presenti uno dei fratelli Coen, Renzo Piano, un grande scrittore come Nathan Englader, Arthur Penn ( Piccolo grande uomo, Bonnie and Clyde ecc.) oltre a un numeroso stuolo di media. Insomma un parterre di rispetto dopo un lavoro di due anni col prestigioso museo portato avanti dalle competenze della nostra scuola.
Collaborazione non facile ma importante per i rapporti internazionali a tutto vantaggio dell’Accademia dell’immagine e del suo marchio. Ebbene, Mario era sempre li’ vero patron con in mano la Grande Mela. Si, perche’ ne conosce tutti gli ingranaggi e chi ne fa parte. Gli feci una lunga intervista televisiva nel suo appartamento che fronteggia quello dove s’era accampato anni prima Tennessee Williams. Lunga pausa.
Anni dopo e dopo la visita notturna del 2009: perche’non vieni a Verona per una messa in scena di alcuni miei lavori? Ci saro’! Ma arrivai trascinandomi una valigia di depressione. Lui: dimmi, che fai? Senza crederci risposi ho scritto un’opera teatrale. Titolo: Stazione di transito. Volle saperne di piu’, e piu’ svogliatamente ne parlavo e piu’ lui si interessava. Spediscimi il tutto a New York. Poi piu’ nulla.
Fin quando, in occasione del mese della cultura italiana negli States, il mio lavoro venne presentato con successo e senza che lo sapessi al Theater for the new city. Fece tutto lui. E questo e’ Mario! Le mie incursioni teatrali sono state poche ma significative. Sufficienti comunque ad assicurare in Accademia un incontro studenti/Tonino Calenda, molti anni prima, alla Lanterna Magica, la presenza di una sempre brava anche in teatro Liliana Cavani e infine, dopo una inattesa telefonata invito del pirotecnico Maurizio Scaparro, una mia partecipazione su cinema e teatro a Salerno.
Ma come dimenticare Nana’ Cecchi, insegnante in Accademia e David di Donatello per il cinema ma grande costumista in teatro? E ancora la magica testimonianza di Pamela Villoresi? O l’affascinante Mariangela Melato mentre presenzia un nostro lavoro a Milano? Allora ragazzi, ci siamo allontanati con questi folli personaggi dall’insistente cono d’ombra? Sono loro il passe-partout per una vita migliore? Artisti come Mario Fratti? Forse si forse no. Dipende, dipende sempre da qualcosa che troppo spesso non dipende da noi . Un rompicapo. Tuttavia una cosa e’ sicura: l’arte in tutte le sue molteplici e infinite espressioni riscatta le tante sofferenze, e’ l’approdo piu’ alto della mente umana, il segno distintivo di noi eterni viandanti, l’unica traccia seppur incerta sul bagnasciuga della nostra vita.
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