Dove l’Abruzzo è magnifico: S.Giovanni in Venere, torna l’antica cripta restaurata
Fossacesia – L’Abruzzo è bello, montagne, colline, laghi e mare: ma in certi luoghi diventa magnifico. Uno è il colle sul quale sorge, guardando da millenni l’Adriatico, l’abbazia passionista di San Giovanni in Venere. Un posto dalla grande suggestione, che in epoca pagana fu scelto, e non a caso, per un sontuoso tempio dedicato alla dea Venere, madre dell’amore. Di quel tempio non restano che cenni storici. Nei secoli, vi sorse l’abbazia, restaurata negli ultimi cinque anni da sapienti lavori, specie contro l’insidia dell’umidità . Oggi è stata restituita ai cittadini anche la cripta, con il ripristino di parti degli intonaci originari e di preziosi e semplici affreschi sacri. Il bello sul bello, uno scrigno da offrire al turismo colto nche scoprirà sempre troppo tardi la nostra regione. Alcune foto che riportiamo sono di Roberto De Simone (internet). Ecco cosa scrive padre Ilario Antinori:
“LE ORIGINI – Sull’area dell’attuale Basilica e monastero di S. Giovanni sorgeva anticamente un tempio dedicato a Venere Conciliatrice. Da ciò il nome di «San Giovanni in Venere». Il tempio era ottagonale, assai vasto, con ampio portico a sei colonne e con una solenne gradinata. I popoli frentani ne andavano orgogliosi, e vi si recavano per ottenere dalla dea la conservazione o il ritorno della pace nelle loro famiglie. Vi si recavano specialmente i giovani nella imminenza delle loro nozze.
IL MONACO MARTINO – Nel sesto secolo, tra il 529 e il 543, vivente San Benedetto, vennero da Montecassino alcuni discepoli del Santo, guidati dal monaco Martino, del quale però non si conosce altro che il nome. Probabilmente Martino non era un monaco cassinese, ma uno di quei monaci che vivevano sulle montagne della Maiella e in altre località appenniniche, e che si era interessato perchè sull’area del monumento pagano sorgesse un monastero benedettino.
Fu abbattuta la statua di Venere e il tempio che doveva essere assai fatiscente, e sul luogo medesimo fu edificata una prima chiesa cristiana di proporzioni limitate, e una modesta abitazione per i monaci. Ci sono ignote le vicende precise dei primi quattro secoli del minuscolo monastero che, prima alla dipendenza di Montecassino, poi di Farfa, si rese indipendente nel 1004.
I CONTI TRASMONDO I e II – Il Conte Trasmondo I, di oriÂgine longobarda, donò a S. Giovanni molte terre e castelli e metà delle rendite del sottostante porto di Venere. Si era nei terrori del mille. La persuasione dell’imminenza del giudizio finale induceva molti a far donazioni ai monasteri e a edificare chiese per ottenere il perdono dei propri peccati. Trasmondo II, figlio del precedente, fece donazioni anche più vistose e ampliò la prima chiesa. L’Abate Oderisio I, potè allora ampliare anche il monastero, costruendo una scuola per i monaci e un’altra per gli estranei; fondò una biblioteca, e costruì locali per l’insegnamento di arti e mestieri.
ODERISIO II IL GRANDE – Ma chi legò maggiormente il suo nome al monastero di San Giovanni in Venere fu l’Abate Oderisio II. Vi fu Abate per 49 anni e Cardinale. Egli ideò e fece costruire la grande Basilica attuale (me tri 50×20) iniziata nel 1165. Fece, inoltre, ornare di affreschi e sculture sia la Basilica che la cripta”.
(Nelle foto: Gli affreschi riemersi nel restauro della cripta, un interno e l’esterno laterale della chiesa)
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