Il sindaco e la sua assessora
In un mare di politica e di politicanti piuttosto piatti e indeterminati come un’onda di probabilità quantistiche, dà energia un sindaco che, come Cialente, si incazza, strepita, minaccia (dicono i cronisti) di andare a sfasciare tutto negli uffici romani che mettono i bastoni tra le ruote aquilane. Da ultima, c’è la sconcertante vicenda – che speriamo si risolva nella solita bolla di sapone di Marsiglia – dell’aeroporto che qualcuno non digerisce.
La reazione poco british ma molto apprezzabile del primo cittadino, e il composto sdegno della sua assessora Iorio (che tace, ma non per questo acconsente ai siluri romani, supponiamo), la dicono tutta. L’aeroporto è una chimera aquilana da una vita. Alla fine, si riesce – anche grazie alla buona politica attuale – a metterlo su. Non sarà mai Heathrow e neppure lo scalo di Pescara. Sarà piccolo e forse pure un po’ scalcagnatino, ma in compenso non costerà denaro pubblico. Ci sono anni di errori e balordaggini di ogni risma nel passato, colpe e magagne. Alla fine ci si è riusciti, ma ecco Roma (o altri nascosti dietro le quinte) che rimescola le carte, e poi tenta di allungare il brodo con suprema ipocrisia. La politica rimesta e impasticcia, rallenta e altera.
Dell’aeroporto e della sua storia abbiamo scritto a profusione e senza risparmiare dardi e graffi a nessuno. Era quello che ci sembrava giusto fare, per il bene della città . Ora che ci siamo quasi, è sordida la manovra per bloccare, se ce n’è una, come sembra. E fa benissimo il sindaco ad alzare la voce e perdere gagliardamente le staffe. Una volta tanto, siamo cittadini spettatori delle reazioni umane, dunque impetuose, di chi sta in serpa. A noi sta bene la gente ancora capace di incazzarsi facendosi alzare la pressione, e non per recita di ruolo. Siamo arcistufi di santocchieria.
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