Assessore, si ricordi della vedova…
Stoccolma (Svezia) – (Foto: la corale di Teramo) - Riceviamo dal corregionale Giovanni Di Simone residente in Svezia: “Caro Direttore, scrivo questa riflessione , ma ,pubblicamente diretta all´assessore Luigi De Fanis anche perche´,rientrando al paese dopo anni mi accorgo che, parlando con i giovani che crescono molte volte non capiscono le mie parole perche´uso espressioni dialettali per loro troppo antiche , ergo sconosciute al loro lessico-
Esiste, e lo sappiamo tutti, da autore ignoto del 1700 , ma dialettalmente del circondario peligno, la bellissima canzone abruzzese ,conosciuta con il titolo di “lamento di una vedova” che venne . anche interpretata da Anna Melato nel “Film D’Amore E D’Anarchia” di Lina Wertmuller con l’arrangiamento del maestro Nino Rota., rendendola ,evidentemente famosa oltre i confini regionali se adesso su youtube si puo´ ascoltare in diverse versioni , sia nazionali ma anche di tantissimi interpreti esteri ; basta scrivere “lamento di una vedova” o “mare maje” che dalla Wertmuller in poi ,viene tra le parentesi tradotta in italiano come “amara me”.
E´certo,, ed e´anche giusto, che nel mondo la Wertmuller sia piu´famosa e piu´conosciuta dell´Abruzzo intero; in Svezia dove vivo , gran parte degli svedesi credono che “Abruzzo” sia una marca di vino , perche´il montepulciano arriva, e chiaramente gli piace moltissimo, poi interpretano l´etichetta per come la capiscono , e frequentemente alla parola Abruzzo ,anche con un lampo di gioia , mi hanno risposto Haa l´Abruzzo,,,, me lo bevo sempre-
La questione e´proprio questa ,cioe´ sono io questa volta a non capire il senso di “mare maje” in dialetto abruzzese, benche´ anche i cori e gli interpreti indigeni come la corale G.Verdi di Teramo o la Gran Sasso eseguano tranquillamente il brano in questo modo, “mare maje ,scur a maje” -
Scur a maje e´facilmente comprensibile come tutto il resto della canzone, ma “mare” non significa amara e neanche marito come qualcuno ipotizza, e nessuna altra cosa-
Esiste invece il termine “mar” con piu´ significati e che io, appreso in famiglia, ancora oggi uso anche se lo pronuncio “mer” con una “e” un po´forte o lunga e non ha una traduzione precisa in lingua italiana-
Ricordo che mia nonna , quando uscivo di casa mi proferiva ”meer” volendo significare stai accorto, o fai il bravo non ti mettere nei casini , “ mer” altresi´si usa con tono di minaccia come “stai attento che” ed altrettanto secondo la disposizione in un discorso significa “saranno guai per me” o saranno problemi o qualcosa di simile-
Pertanto, volendo immaginare all´interno di un antico dialogo fantastico di uno spasimante con una giovane Peligna ,ad una richiesta diciamo licenziosa come per ipotesi un bacio d´amore, se risponde “mar a taie,, non ti permettere” nel senso ti faccio passare un guaio,,,oppure “mar a maje se si viene a sapere” nel senso mio padre mi mette in castigo, sono entrambi foneticamente comprensibili , ma se come interpretano nella canzone ,dovesse rispondere mare taje oppure mare maje non si capirebbe che sta dicendo-
Caro Direttore lo so che non ci hai capito nulla ed il dialetto meridionale a L´Aquila e´come l´ostrogoto, e neanche sono cosi´suppostamente puntiglioso per solo credere di correggere un termine antico insignificante ormai in disuso, ma e´ espresso all´interno di una canzone di particolare valore (Wertmuller lo dimostra) e ritengo tra le piu´preziose del nostro patrimonio culturale ,della quale percio´non se ne dovrebbe stravolgere il piu´sottile significato, perche´il testo ;facilmente non sorto dal distinto autonomo ingegno dell´ignoto autore , che piuttosto ha trascritto e riportato eventi reali comunemente vissuti ; testimonia nella tristezza nella disperazione e nello struggimento che traspare ,le facolta´ interiori e la superiore limpidezza di maggiori sentimenti nei nostri piu´semplici antenati ,come di un altra´umanita´, ormai incomprensibile nei nostri tempi non piu´rurali e di quella stessa poverta´.-
Percio´l´assessore De Fanis, che gia´non e´piu´un ragazzino, e qualora questo termine non lo abbia mai sentito dai piu´anziani di Fara San Martino,farebbe buona cosa se tramite il suo ufficio approfondisse con una ricerca questa questione , e qualora non sia io nel torto, provvedesse per la salvaguardia della cultura abruzzese alla correzione del testo e magari perorasse una interpretazione ufficiale , perche´ si corre il rischio con i nuovi mezzi di comunicazione che negli anni viene sempre di piu´divulgata in modo errato come comprensibilmente inteso dalla Wertmuller e da Nino Rota-
Grazie Giovanni Di Simone”.
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