Cinghiali, il problema non è risolto
Ofena – Dino Rossi (Cospa) ha inviato al prefetto e al sindaco una lettera: “Organizzato dal sindaco di Ofena, si è tenuto un incontro tra l’ente parco Gran Sasso Monti della Laga, la Regione Abruzzo e la provincia dell’Aquila per arrivare ad una soluzione congiunta ed efficace diretta a contenere il sovrannumero di cinghiali presnti sul territoio del comune di Ofena e dei comuni limitrofi.
Premetto che il problema è assai più grave di quello che di pensi: danni incenti non risarciti all’agricoltura, incidenti stradali non riconosciuti dai vari enti e diffusione di malattie infettive alle aziende presenti sul territorio, (peste suina la vescicolare, ecc)
in passato la mancanza di coordinamneto dei vari Enti preposti, non hanno riusolto il problema e si è arrivati a pesanti inchieste giudiziarie che hanno messo in cattiva luce la Forestale e Parco, sebbene poi assolti con formule dubitative e contorte.
Ecco perchè le chiediamo il suo aiuto.
Un censimento da parte dell’ente parco, che non tiene conto delle zone dove il cinghiale non può assolutamente vivere, perchè alta montagna o laghi artificiali, come quello di Campotosto,poi arrivano le zone atropizzate.
Togliendo la tara della superficie non idonea all’habitat del cinghiale, ecco che il dato diventa allarmante, la concentrazione presunta di 11,5 animali per ogni km quadrato, è molto più alta e i danni lo dimostrano. Come detto, L’intendo della riunione, era volto trovare un accordo tra gli enti per un intervento congiunto, al fine di attuare un metodo consentito dalla Legge .Purtroppo, l’ente parco si è impuntato sull’utilizzo delle trappole, da affidare agli agricoltori in completa autonomia, trappole chiamte recinti di cattura. Quindi, di fronte alla manifesta illegalità del progetto, non si è addivenuto ad un accordo tra gli organi presenti.
Secondo quando riferito dal direttore del Parco, dott. Maranella, le trappole sarebbero consentite dalla Legge 394/91, art. 11, punto 4 che riportiamo di seguito: “4. Il regolamento del parco stabilisce altresì le eventuali deroghe ai divieti di cui al comma 3. Per quanto riguarda la lettera a) del medesimo comma 3, esso prevede eventuali prelievi faunistici ed eventuali abbattimenti selettivi, necessari per ricomporre squilibri ecologici accertati dall’Ente parco. Prelievi e abbattimenti devono avvenire per iniziativa e sotto la diretta responsabilità e sorveglianza dell’Ente parco ed essere attuati dal personale dell’Ente parco o da persone all’uopo espressamente autorizzate dall’Ente parco stesso.” In realtà la Legge prevede il prelievo e l’abbattimento selettivo e non l’utilizzo delle trappole. Invece, in considerazione della legge 157/ 92 art. 21 lettera z), “è fatto divieto a chiunque: produrre, vendere e detenere trappole per la fauna selvatica”; oltre a questo ci sono altri punti contrastanti riportati nella citata Legge.
L’utilizzo delle trappole o recinti di cattura come qualcuno ha voluto chiamarle, per aggirare la Legge, porta gli agricoltori che ne fanno uso a diventare dei veri e propri bracconieri, tanto da allarmare altre categorie,( cacciatori ed Ambientalisti), che inoltreranno denunce alla magistratura che, molto probabilmente, come negli anni scorsi, metteranno sotto sequestro le gabbie, facendo rimanere il problema di sempre.
In una indagine non lontana nel tempo fatta dalla Polizia di Stato, il Parco in questione catturò con le trappole 25.000 cinghiali senza spiegare perchè non furono controllati dai veterinari, dove furono trasferiti, dove furono macellati e dove furono venduti. le gabie sono illegali, perchè non gli abbatimenti selettivi.
Gli agricoltori non vogliono fare i bracconieri con il Parco per salvare il loro raccolto, ne tanto meno vogliono risolvere il problema, che nessuno ha mai risolto, tra l’altro garatuitamente con spese di gestione della trappola a carico degli aggricoltori.
Ci aiuti Signor Prefetto! Il Cospa chiede un incontro con la S.v. al fine di chiarire tutti gli aspetti negativi sugli interventi che l’ente si è prefissato di attuare sul territorio.
Riponendo la fiducia in un sollecito riscontro, si inviano distinti saluti”.
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