La diabolica ossessione, appunti e disappunti di un ragazzo che amava il cinema (8)
L’Aquila – (Foto: Lucci, una mosca ingigantita, il regista Bogdanovich e il centro dell’Aquila nell’altra vita) – E la storia va. Quella dell’Accademia dell’Immagine, oggi oggetto di un’inchiesta addirittura dalla Corte dei conti. Storia di un declino? Comunque, lo spunto del racconto che Gabriele Lucci ci invia a puntate, lui che voleva fare della sua città (amata) una minuscola Hollywood e ci stava quasi riuscendo… fino all’alt perentorio (e inpiegabile) dei santoni della politica, impugnatori di falci.
Il racconto di Lucci va avanti. Eccoci all’ottava parte, un nuovo guizzo tra memorie e ricordi indelebili.
(di GABRIELE LUCCI) – Finita l’estate finito il lavoro stagionale di un amico che e’ finito allo psicanalista. A corto di soldi ha accettato di prendere soldi per prendere mosche. Vi spiego. In un hotel di lusso del Mediterraneo da tempo gli insetti estivi furoreggiano irritando i danarosi ospiti. Che ti fa la direzione? Chiama il giovane pescatore del luogo, il mio Bruno, e gli intima di far fuori durante quelle pigre giornate quelle mosche cosi’ fastidiose.
Non e’ il massimo ma lui bisognoso e diligente inizia a compiere il moschicidio. Dopo un po’ di tempo comincia a far fuori anche le mosche appena nate, quelle piccole piccole. Ma poi comincia ad avere sensi di colpa. “Avevano pochi giorni di vita , e’ come far fuori i pescetti piccoli, li ributto in mare io! “Cosi’ dichiarera’ al suo famelico strizzacervelli. L’ impietosa proprieta’ dell’hotel incalza, se lui si esime dal suo compito loro si esimono dal tenerlo.
A fine stagione una carneficina e una serie ininterrotta di sedute per il ragazzo troppo sensibile. Questa storia ragazzi potrebbe anche non essere vera ma sono convinto che per qualche secondo l’avete seguita per sapere dove andava a parare. Perche’? Perche ‘ se voi incontrate due persone e una di queste vi sussurra, sai che mi e’ successo? state certi che vi legherete a quest’ultima e la accompagnerete dovunque per conoscere la sua storia e come va a finire. L’altra persona e’ quella che restera’ sola.
Lo sapeva bene Hitchcock che appunto sosteneva come i film siano la vita al netto delle cose noiose. Storie e persone straordinarie ci interessano. A questo proposito la mia eterna amica Fiammetta, segretaria di Fellini, mi introdusse alla conoscenza di Rol. Il mitico regista lo defini’ la persona piu’ sconcertante che avesse mai conosciuto.
Gustavo Adolfo Rol e’ stato il piu’ grande sensitivo del secolo scorso. Cercatelo su Google e vedrete. I suoi apologeti ne hanno fatto un sito intrigante. La verita’ e’ che abbiamo bisogno di storie e se non le viviamo spesso da bambini ce le inventiamo. Mio padre non lavorava, almeno io non me lo ricordo e sopratutto non me lo ricordavo in un momento importante. Classe elementare, tutti ai banchi pronti a ascoltare il titolo del tema: descrivi il lavoro di tuo padre. Braccia conserte. La maestra accarezzandomi i capelli, allora?
Ma e’ proprio quello che mi chiedo anch’io, allora? Potrei dire che lavora in banca, oppure che e’ un medico dell’ospedale. Ma no! Verrebberlo a saperlo, la mia citta’ e’ piccola e in quei posti si va e viene. Ci sono, c’e’ un posto dove la gente non va. Mio padre fa il vigile del fuoco! Si, perche’ ai vigili del fuoco si telefona ma nessuno va mai a trovarli. Ecco, tra libero arbitrio e fato vanno avanti le storie e le piu’ interessanti prima o poi ci spingeranno a domandare: a che ora l’ ultimo spettacolo?
A proposito dell’ultimo spettacolo. L’Aquila , cinema Rex, danno il film dal titolo ” l’ultimo spettacolo”. Un bianco e nero. Ci infiliamo io e il mio caro amico Roberto Pietropaoli. Siamo gli unici spettatori. Il film e’ bellissimo. Il regista e’ Peter Bogdanovich. Quello sara’ uno degli ultimi spettacoli anche nel cinema della nostra citta’. Struggente nostalgia. Omonimie sfortunate. La moglie del regista, una delle protagoniste del film, l’ avrei ritrovata sulla mia strada in una serata dell’American film Institute di cui facevo parte, ma non avrei piu’ ritrovato il mio Rex.
Brutta storia quella dei cinema che chiudono. Quando una cosa scompare se ne va anche un pezzo della tua vita. Non importa se e’ un cinema , un amico, un amore. Non fa differenza. Ti strappa via le viscere, come dopo il terremoto, e tu non hai altra scelta che quella di andare avanti. Con qualche sorriso in meno e qualche cicatrice in piu’.
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