La prima volta di Francesco
Papa Francesco ha tuonato dalla sua finestra vaticana che le guerre si fanno per vendere le armi. Che sia la verità sta scritto da sempre su libri, giornali, è raccontato in storici film. Una verità arcigna e sconsolante, che appartiene alla storia. Le armi al mondo le fanno sei o sette paesi che dispongono delle tecnologie necessarie. Tra questi paesi figura in buona posizione l’Italia, e nella stessa Siria di Assad gli arsenali governativi sono sicuramente ben forniti di armi italiane.
Le bombe atomiche le fanno ugualmente pochi paesi nel mondo, ed esiste un traffico datato di uranio e plutonio, indispensabili per gli ordigni nucleari. Possedendoli, non è difficile produrre bombe atomiche e infatti molti le hanno. Magari i loro cittadini non hanno scuole e ospedali, ma ordigni nucleari sì.
Queste cose sono note a tutti coloro che non vivono nell’oscurità o con gli occhi bendati.
Che le abbia dette il papa è tuttavia una svolta, una notizia senza precedenti. Quanto abbia influenzato il mondo la frase del pontefice, è un altro discorso. Secondo noi, molto poco. La prima volta di Francesco ci tocca, ma non cambia nulla. Nelle fabbriche di armi non hanno osservato un minuto di silenzio, né sospeso la produzione. Non ci sarà ricorso ad alcuna cassa integrazione.
Quella tocca a chi lavora per la pace.
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