Quell’impianto in Piazza d’Armi
L’Aquila – Scrive Franco Taccia: “Qualche giorno fa ho letto che tra breve la pista di atletica a piazza d’Armi sarà pronta, con annesso palco per circa 600 persone (chiamarlo stadio sarebbe eccessivo). Non mancava la solita foto della signora Iorio e le altrettanto solite dichiarazioni della stessa, che mi risulta essere medico ma che nella circostanza parlava, presumo da assessore allo sport . Chiariamo subito che il fatto che la città abbia una struttura nuova, ben attrezzata è cosa buona e giusta.
Molto meno lo è la precisazione fatta dall’assessore riguardo l’utilizzo dell’impianto e le argomentazioni a supporto delle affermazioni medesime.
Chiariamo subito che è ovvio che un impianto del genere non si può lasciare aperto giorno e notte, per giunta senza un minimo di controllo neppure nelle ore diurne, alla mercè di vandali e cafoni in genere. E’ anche vero che dopo il terremoto c’è stato il colpo di grazia inferto tuttavia ad un cadavere già in avanzato stato di decomposizione. Perchè da mezzo secolo il campo di piazza d’armi è stato lasciato all’abbandono, presupposto per il totale decadimento.
Quel che irrita però è il concetto per cui il campo si da solo alle società che pagano e al massimo a qualche ospite disposto anche lui a pagare. Perchè chiedo alla signora Iorio, al medico più che all’assessore, dove deve andare chi vuole fare un po di moto e non ha l’età , o la possibilità di pagarsi l’ingresso.
Lo chiedo al medico perchè un assessore allo sport potrebbe ignorare che per fare sport non è detto che si debba essere iscritti a quanche società , ma basta la voglia di muoversi, a terra o in acqua.
E dove, visto che le piscine tra corsi per studenti , corsi (a pagamento) di tutti i tipi, sono praticamente inaccessibili in orari “normali”, anche pagando il biglietto.
Quanto al correre, o camminare all’aria aperta, e chissà perchè mi viene in mente il “parco” (parco in tutti i sensi visto che non c’è quasi più) del castello, è possibile solo in mezzo alle auto o, appunto nel castello, tappandosi occhi e naso per non vedere quel che c’è dappertutto.
Per carità , non tutto quel che accade è imputabile all’attuale assessore, ma vorrei ricordarle visto che temo non lo sappia e che nessuno glielo abbia neppure detto, che L’Aquila nel corso degli anni ha perso tutto ciò che poteva favorire la pratica sportiva, dal campo di pallavolo vicino allo stadio comunale, teatro di memorabili tornei anche internazionali, ai vari campetti senza pretese dove migliaia di ragazzi son cresciuti giocando a pallone, ora completamente scomparsi. Questo impianto ha tutta l’aria di essere l’ennesima cattedrale nel deserto.
A proposito di cattedrali, lo stadio Italo Acconcia, checchè ne dica la dott.ssa Iorio, a novembre non sarà pronto e le motivazioni, assolutamente inoppugnabili le ha fornite la ditta che sta lentamente portando avanti i lavori. Troppo comodo fare discorsi e previsioni azzardate. Magari sarebbe il caso che comune, opere pubbliche e regione parlassero di meno e facessero più fatti.
Siamo arrivati all’assurdo di dover esultare per il fatto che il vecchio Comunale, costruito nel 1933, con una capienza di oltre 10.000 spettatori, che con il terremoto non ha riportato nemmeno un graffio, sia stato “abilitato” all’apertura per meno della metà della capienza, due giorni prima dell’inizio del campionato.
Magari anche il comune, oltre a chi lo utilizza, poteva chiedere lumi in lega, il giorno dopo la fine dei play off, dopo le solite foto di rito.
Per la cronaca la legge che tra l’altro prevede e disciplina l’utilizzo dei Betafence è la legge Pisanu del 2005, la bellezza di otto anni fa.
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