Gissi dedica il corso a Remo Gaspari
Gissi – (Foto: Gaspari e il sindaco Marisi) – Il suo paese, sempre amatissimo fino all’ultimo giorno dei novant’anni di vita, ha dedicato a Remo Gaspari il corso. Cerimonia oggi, voluta dal sindaco Nicola Marisi, presenti il presidente della Provincia Di Giuseppantonio e altre autorità , anche se non tutte quelle invitate dal Comune. Memorie labili, evidentemente, in tanti esponenti politici di oggi che a Gaspari avrebbero dovuto rendere un omaggio più convinto e doveroso.
La decisione del Comune non è piaciuta a tutti. Gissi non tributa un omaggio corale al suo più importante concittadino dei tempi moderni. I motivi? I soliti. Prima di tutto scarsa memoria e poca o nulla gratitudine. In secondo luogo, malcontento di natura economica: i commercianti trovano scomodo dover cambiare indirizzi e carta intestata. Prima il corso era intitolato al solito re, oggi si chiama Remo Gaspari, spentosi nel 2011. A Gissi, e non solo a Gissi, vive tanta gente che all’ex pluriministro e “padrino” della politica abruzzese per decenni, dovrebbe molto, a cominciare da qualche posto di lavoro elargito quanto meno a familiari e parenti… Ma così va il mondo.
Il primo a saperlo e a prenderla con filosofia sarebbe stato proprio lui, Remo Gaspari, spesso negli ultimi anni mordace e severo nelle interviste sul modo di fare politica oggi, sulle persone, sulle scelte, sui risultati. Il “suo” Abruzzo, anni e anni fa, era una regione che cresceva, tracimava nel benessere e nei siti industriali e produttivi. Altri tempi, altre situazioni, certamente. Magari anche tante circostanze favorevoli e una politica gestita come cosa propria per fare voti a secchiate. Ma l’Abruzzo cresceva. Oggi dobbiamo assistere alle polemiche tra Chiodi e i sindacati UIL e CGIL sui dati dell’occupazione, mentre si consuma la beffa della Golden Lady, proprio a Gissi, in cui come sempre i lavoratori vengono trattati come stracci sacrificabili. E soprattutto, assistiamo al declino globale di una terra che con enfasi, ma anche con verosimiglianza, vent’anni fa era la “Lombardia del Mezzogiorno”.
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