Assurdità nelle destinazioni degli sfollati
L’Aquila – Può una donna che lavora nel ramo delle pulizie (quindi difficilmente assunta a piena retribuzione) essere “sbattuta” in un albergo a Pescasseroli? Per raggiungere la capitale del Parco d’Abruzzo in auto, e senza maltempo, un’ora e mezza è appena sufficiente… Tre ore o di più ogni giorno, per tutti sono pesanti, per una madre con dei bambini e forse qualche congiunto di salute malferma, sono la fine: meglio vivere in una casa pericolante…
E mezzi pubblici comodi e diretti non ve ne sono, almeno tra L’Aquila e Pescasseroli. La vicenda ha dell’assurdo. E’ stata rivelata oggi dal TG3 Rai. Ma i casi analoghi sono davvero tanti, e nessuno si adopera davvero per ridurne il numero o rimediare ad errori, magari di semplice valutazione, commessi senza rendersi conto di ciò che si fa. Errori che, tuttavia, continuano a inasprire gli animi degli sfollati, destinati spesso in alberghi situati in località lontane e scomode da raggiungere ogni giorno. Per non perdere quel bene insostituibile che è il lavoro, spesso solo precario, spesso incerto, irregolare e mal pagato: ma lavoro.
A vegliare sulle assegnazioni di alloggi o alberghi agli sfollati, che sono ancora migliaia, molti dei quali attendati a temperature sotto zero di notte, dovrebbe essere l’autorità comunale, ammesso che ancora ne esista una. Il Comune, anzi il sindaco e i suoi amministratori, conoscono bene la realtà cittadina, le persone, le famiglie, le storie della gente. In una città come L’Aquila, nell’altra vita, ci si conosceva quasi tutti. Comunque i politici – periodici questuanti di consensi elettorali – conoscevano bene quasi tutti. E non solo al momento di chiedere loro il voto. Se la Protezione civile, o chi per lei, agisce come un automa cieco e sordo, usando robot e macchine stupide benché tecnicamente gioielli (ma sarà vero?), dovrebbe essere l’autorità locale a impedire che le già straziate famiglie aquilane subiscano delle “sistemazioni provvisorie” che sono sepolture definitive. Mandare la gente lontano, troppo lontano, significa indurla ad andarsene via, non appena potrà: e dovunque si può stare meglio, se si è costretti a fare tre ore di auto per conservare un lavoretto precario. Inutile osservare che bisogna sistemare la gente, alloggiare gli sfollati prima possibile: mancano dei criteri di umanità, opportunità, logica e razionalità. Negli alberghi vadano a stare pensionati e persone che non hanno quotidiani impegni in città: è molto, molto semplice. Chi lavora, non può abitare a 100 o 150 km di distanza e viaggiare tutti i giorni. Si usino criteri più individuali e meno asetticamente burocratici e ciechi come macchine disumane. Si valutino le sistemazioni possibili, si parli con le persone. Certo, spesso è difficile farlo, e spesso qualcuno pretende la Luna e non sente ragioni. Ma qui tutto è difficile, oggi, e bisogna dimostrare non di saper solo spendere centinaia di milioni: anche di saperli spendere per il risultato migliore.
Perchè, infine, per le destinazioni provvisorie (sempre comunque di settimane o mesi) non si scelgono località costiere tra le più vicine (Alba, Martinsicuro, Tortoreto distano meno di 100 km), al posto delle località di alta montagna fredde, già spesso innevate e bisognose di posti letto per l’imminente turismo invernale? Misteri che la Protezione civile non svela, o preferenze verso certi albergatori invece di altri?
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