Miliardi di opere, ma Italcementi chiude
Scafa – NESSUNO SPIRAGLIO, L’AZIENDA IRREMOVIBILE – Mentre le grandi industrie abruzzesi, archiviato Ferragosto, riaprono le linee produttive (oggi è tornata a lavorare la più grande, la Sevel di Atessa), si acuiscono anzichè attenuarsi le piaghe del lavoro e dell’occupazione. Un’azienda in crisi, anzi sull’orlo della chiusura, è il cementificio Italcementi di Scafa, 70 dipendenti più l’indotto, uno storico stabilimento che fa parte della storia abruzzese. I padroni vogliono chuderlo (nell’ambito di una ristrutturazione del colosso a livello internazionale) e affermano: i conti sono in rosso. Perdiamo fatturato.
La decisione, definita irrevocabile, già nota, è stata ribadita oggi senza mezzi termini.
I lavoratori non ci stanno e oggi hanno ripreso la loro lotta incontrando la Regione e la Confindustria. Nessuno comprende i retroscena della situazione, che è assurda, non solo a Scafa, ma in tutto l’Abruzzo. Chiuso il cementificio di Pescara, in difficoltà nei mesi scorsi il cementificio SACCI di Cagnano Amiterno. Ora tocca a Scafa. Intanto l’imprenditore Toto punta ad aprire una nuova grande azienda cementizia a Bussi, nella ex struttura chimica dismessa. Quale logica c’è in tutto ciò?
Nessuna, se si pensa che bisogna ricostruire L’Aquila e i centri del cantiere, che c’è un grande piano di crescita della Sevel e che sono in programma grandi interventi nella viabilità , annunciati e stra-annunciati da politici e da Anas. Uno dovrebbe riguardare la superstrada L’Aquila-Amatrice (attesa da oltre 20 anni…). Tante opere, tanti soldi, tanti progetti, e i cementifici chiudono o soffrono per crolli di commesse?
Cosa c’è dietro? Lo spieghino più che la Italcementi (che comunque sa benissimo cosa c’è dietro e potrebbe anche dirlo), i politici di piccola, modesta e alta statura.
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