Una città vibile sempre


L’Aquila – (Immagine: una commovente vecchia cartolina della Villa comunale, com’era, cioè ordinata e pulita) – Scrive Franco Taccia: “Da decenni, all’approssimarsi della perdonanza, nelle zone ove si presume che passerà più gente è tutto un fervore di pulizie, di sistemazione del verde, di messa a dimora di fiori.
La cosa mi ha sempre mandato in bestia perchè rappresenta il comportamento tipico del cafone che vuole dare un’immagine di pulizia della facciata mentre il resto fa schifo. La solita storia della polvere buttata sotto il tappeto quando sta per venire a casa il prete per la benedizione; tanto se ne va dopo un minuto e si continuerà a tirare a campare.
Quest’anno ancor di più si percepisce quanto sia effimero questo darsi da fare, sapendo che fra qualche ora tutto tornerà come prima, peggio di prima.
Sulla sfilata in costume, con annessi e connessi, che negli anni passati ha toccato livelli di “approssimazione” da far accapponare la pelle è stato detto tutto; sulla più o meno remota corrispondenza con la perdonanza del passato, anche. E non sarò certo io, senza aver la minima competenza in materia, e neppure la voglia di millantare conoscenze frutto solo di scopiazzamento delle altrui fatiche, ad atteggiarmi ad esperto di storia e costumi della popolazione aquilana.
Ma la considerazione che vorrei fare è un’altra. Non sarebbe ora, “approfittando” dell’obbligo e del dovere di ricostruire la città, pensare di darle un volto più decoroso, più quotidianamente vivibile, a misura d’uomo, come per anni abbiamo sbandierato mentre lentamente la “misura” sfuggiva di mano?
Mi si dirà che la perdonanza porta (o dovrebbe portare) comunque gente, clienti per le anemiche finanze del commercio, del turismo.
Io sono convinto che una città pulita, accogliente, “calda” per chi la vive ogni giorno sarebbe appetibile anche per il viandante mordi e fuggi o per il forestiero disposto ad un soggiorno prolungato.
Questo L’Aquila non l’ha mai offerto. Ricordiamoci gli aneddoti su cui si riusciva anche a ridere 30 anni fa del turista che dopo aver addentato avidamente un tramezzino e sorseggiato un peroncino, al momento in cui chiedeva della “toilette” si rendeva conto che forse era meglio arrivarci in taxi.
Ricordiamocene quando, pioggia permettendo, si smonteranno luci e tende e la gente tornerà per forza di cose alla scelta obbligata degli ultimi 5 anni. Restarsene a casa o farsi 10 km per andare a cercare un po di vita in uno dei tanti locali sorti ovunque come funghi. Fortunatamente tutti forniti di toilette, caso mai arrivasse un turista”.


25 Agosto 2013

Categoria : Cronaca
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