UDU: “No ad una piccola università” – Si avvicina e si teme il ritorno delle tasse


L’Aquila – NECESSARI SERVIZI, AGEVOLAZIONI ECONOMICHE, OFFERTA FORMATIVA ATTRAENTE – L’Università si trova di fronte ad un percorso che è sempre stato difficile, specie dopo il 2009, ma a dicembre tutto sarà ancora più complicato, perchè si dovranno tornare a pagare le tasse sospese nel dopoterremoto. C’è già un’iniziativa del sindaco Cialente per scongiurare che ciò avvenga, ma si teme invece che le prospettive non siano favorevoli. In passato L’Aquila aveva, anche se non tutti se ne rendevano conto, o avevano il coraggio di ammetterlo senza storture ideologiche, un forte “angelo custode” dall’autorevolezza decisiva. Si chiamava Gianni Letta. L’ultimo rinvio delle tasse si ebbe durante il suo mandato ai vertici romani.
L’ateneo dovrà diventare competitivo, e sotto molti aspetti attraente per i giovani, che non… vivono di soli libri. Una città universitaria, che L’Aquila non è stata davvero, è qualcosa di ritagliato su misura per i giovani e per le loro esigenze. Fino al 2009 l’Università è stata soprattutto un potente pozzo di San Patrizio per le migliaia di persone che, quasi sempre in vero e a condizioni riprovevoli, affittavano camere e appartamenti agli studenti. L’occhio vigile del fisco non ha mai affondato il bisturi nella piaga, consentendo stellari lucri a mezza città. Ora tutto è cambiato o sta cambiando.
Scrivono i rappresentanti degli studenti aderenti all’Unione degli Universitari UDU nel Cda dell’Università Chiara Juchich e Lorenzo Cococcia: “Il Sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, in questi giorni ha pubblicamente dichiarato che chiederà al Ministro una proroga per l’esenzione delle tasse universitarie per l’Università, chiedendo, in sostanza “tempo” affinché la città possa essere complessivamente competitiva nella sua attrattività anche a tasse universitarie ordinarie.
La dichiarazione del Sindaco Cialente ci pare importante, perché evidenzia una volta di più come il destino dell’Università aquilana, compresa la “quantità” della sua popolazione studentesca, sia un fattore determinante, strategico, essenziale per assicurare un futuro alla città e all’intero territorio.
Il documento OCSE riguardante le prospettive economiche e sociali dell’aquila, riporta come strategico il ruolo dell’università e in particolare l’obiettivo di una popolazione universitaria residente di 20.000 unità con conseguente “stabilizzazione demografica-occupazionale del sistema economico locale e di incremento della coesione sociale”. Documento più e più volte ripreso dal mondo politico e universitario locale come punto di riferimento in un ottica di sviluppo dell’Ateneo aquilano.
Questa rappresenta la vera sfida per l’università e per la città. L’idea di università residenziale e di massa è l’idea di fondo del sistema universitario “europeo” e L’Aquila in questa fase non può non mettersi in gioco e cercare di essere un ateneo europeo.
Eurostat nel 2012 rileva che la popolazione laureata in Europa è pari all 36%, questo contro il drammatico 21% dell’Italia, il tutto a fronte dell’obiettivo europeo del 40%.
Su questo andrà fatta una scelta importante, sull’essere o meno parte di questa sfida, noi siamo convinti che questa sfida vada raccolta e che l’ateneo dell’Aquila debba essere, in Italia e in Europa, un tassello di quel 40%. L’accordo di programma è stato un punto fondamentale della “resistenza” dell’università dell’Aquila in questi ultimi anni. Non vuole essere demagogia chiedere sia che l’intero A.A. 2014/2015 sia coinvolto dall’esonero della tassazione, sia che ci sia un nuovo accordo di programma negli anni a venire che permetta di incidere sulle risorse del sistema universitario per l’Università dell’Aquila, sui servizi e i costi per gli studenti all’Aquila e sugli aspetti normativi e finanziari che permettano di incentivare i percorsi di ricerca e lavorativi nell’Università dell’Aquila, anche al fine di permettere una ampia e aperta offerta formativa. Non è demagogia, ma è la consapevolezza, che con la normativa universitaria attuale e senza una visione “speciale”, l’obiettivo fissato dal documento OCSE circa la dimensione dell’Università dell’Aquila, rischia di divenire impossibile. Il tema dell’Università dell’Aquila non può essere inquadrato esclusivamente come il tema di uno degli Atenei del sistema universitario, bensì anche come la principale leva per il rilancio economico e sociale della città dell’Aquila dopo l’evento sismico. Per questo, non si deve avere nessun timore nel chiedere una “visione speciale” per l’Università dell’Aquila, e non c’è alternativa a inquadrare il problema dell’Università dell’Aquila nel futuro come un problema dell’Ateneo e del Miur, così come anche del Comune, del territorio, della Regione e del Ministero della Coesione territoriale.
Per questo, se è indubbio che sullo sviluppo dell’Ateneo, sulla tassazione e sull’offerta formativa il luogo principale delle decisioni sarà il CDA dell’Università, l’Università stessa, forte della propria autonomia, non potrà dimenticare di avere una grande responsabilità nei confronti del territorio. Responsabilità che non dovrà mancare specie in questo momento; le scelte di oggi definiranno la vocazione dell’Ateneo Aquilano e del nostro territorio: si dovrà scegliere se questa città sarà o non sarà il luogo di studio e di vita di 30.000 studenti, oppure leggendola in altro modo se l’università dell’Aquila potrà essere un tassello d’Europa o uno fra tanti piccoli Atenei italiani.
Su questo, come ribadito in più occasioni, siamo radicali: 30.000 studenti di cui 20.000 fuori sede residenti. Offerta formativa, libertà e possibilità d’accesso, tassazione, servizi residenziali e cittadini, dovranno rispondere a questo obiettivo. L’idea di un Ateneo piccolo non coincide con l’idea di eccellenza che da qualche anno a questa parte sembra divenuta la parola salvifica, gli esempi europei, mondo anglosassone a parte, lo rappresentano. In un momento di crisi, non solo economica, è la fantasia e l’innovazione a fare la differenza: l’equazione meno studenti uguale maggiore qualità è un’equazione che va lasciata a chi non ha, appunto, nè fantasia nè spirito innovatore, un’equazione che dovrebbe, se vera, far comparire i piccoli atenei italiani in cima a qualsiasi classifica, cosa che invece non avviene.
L’Aquila necessita, e merita, molto di più di un piccolo Ateneo di provincia. Questo però è il rischio che si corre inventando ostacoli all’accesso, perversi meccanismi di esclusione e perseguendo il mito provinciale del “piccolo è bello”.
Questa città nel passato ha saputo guardare al di la delle montagne, più di quanto stia facendo oggi, ha cercato di attirare idee e persone e non respingerle, l’università stessa è la prova di questa vocazione, L’Aquila ha capito in altri anni che l’unico antidoto all’isolamento era aprirsi ed è stato ciò che ha permesso ad una piccola città in mezzo agli appennini di essere una città con un ruolo, una identità e una sua precisa importanza nell’ambito del centro e del sud italia; questa vocazione e questa propensione non va dissipata, ma oggi più che mai nella sua storia, la nostra città deve porsi alti obiettivi e quello di un Ateneo importante, libero e di qualità è uno di questi”.


25 Agosto 2013

Categoria : Cronaca
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