Una Porta Santa anche in montagna
Castel del Monte – (di Silvio Graziosi, foto) – Una “Bolla del perdono”, cinquecento anni dopo Collemaggio, a favore di una chiesetta di Castel del Monte “dichiarata Basilica” . In questi giorni si riparla di ”Porte Sante” in Abruzzo. Quante sono? Anche in una piccola chiesa di montagna, che non ha mai avuto né particolari privilegi religiosi né architettonici, a fine settecento si sono succeduti eventi che, oltre a originare perplessità, hanno addirittura suscitato del fascinoso. Si tratta di circostanze che, seppure poco stimate dal clero competente, hanno proiettato l’esistenza di quella chiesetta fin dentro la Santa Sede. Parliamo della Chiesa di Santa Caterina, nel centro storico di Castel del Monte, uno dei “Borghi più belli d’Italia”.
In questa Chiesa – oggi inagibile per i danni del terremoto del 6 aprile 2009 – modesti pastori e mulattieri fondarono nel 1791 la Congregazione di S. Maria Annunziata di Picciano, che disponeva però di scarse entrate provenienti dalle quote dei soci e dalla rendita di piccoli appezzamenti di terreno ricevuti in donazione.
La Chiesa di Santa Caterina rappresenta un interessante frammento della storia di Castel del Monte. Ha pure lei la sua “Porta Santa”. Pur se non si rintracciano atti preparatori, né istanze di sorta, sta di fatto che, dalla Bolla Pontificia di Pio VI del 19 dicembre 1795, si rileva (Oreste Sulli, Castel del Monte, Roma, 1979) che il documento papale, al n. 5, così recita: “Tutti quelli i quali devotamente visiteranno dal primo vespero del Sabato Santo fino alla calata del sole del giorno di Pasqua di Risurrezione, la chiesa di Santa Caterina, dichiarata Basilica, come da Breve Apostolico, lucreranno l’indulgenza colla remissione di tutti i peccati….”. Così come aveva disposto Papa Celestino V con la “Bolla del Perdono”, nel 1294, cinquecento anni prima, per lucrare, con le stesse modalità e condizioni, l’indulgenza plenaria nella Basilica aquilana di S. Maria di Collemaggio.
Oreste Sulli tentò di rintracciare in Vaticano il Breve Apostolico. Ma la ricerca non portò risultati anche perché, specificò il ricercatore castellano, “sarebbe stata molto costosa”. Il piccolo (mica tanto) mistero, comunque, è rimasto. Chi determinò la decisione pontificia che, secondo le regole ecclesiastiche e la logica del tempo avrebbe dovuto rispettare ben precisi e ferree regole, assolutamente non ricorrenti nel caso, perchè la Chiesa di Santa Caterina diventasse Basilica?
Nel novembre 1998 il Vescovo di Sulmona, Mons, Giuseppe Di Falco, da me contattato, mi comunicò che “…nel corso degli ultimi anni sono intervenute riforme e ordinamenti nuovi anche in materia di indulgenze e di privilegi concessi nel passato e che, nel 1967 le concessioni di indulgenze di questo tipo erano state dichiarate decadute, anche se al Comitato della Penitenziaria Apostolica non era stata prodotta, come era previsto, istanza di riesame né dal clero locale né dagli uffici vescovili”.
Una indagine presso l’Archivio Segreto del Vaticano fu avviata nel febbraio del 2000 dalla ricercatrice aquilana Maria Pia Fucetola, nel tentativo di rintracciare, tra i Bollari pontifici di Pio VI, l’originale della Bolla del 19 dicembre 1795 e, soprattutto, il già ricordato “Breve Apostolico”. La ricerca mirava a recuperare anche gli eventuali provvedimenti che avessero eventualmente confermato, modificato o annullato le indulgenze a suo tempo concesse alla Chiesetta di Castel del Monte.
Nonostante gli accessi accordati presso l’Archivio Segreto del Vaticano l’esito sperato non c’è stato poiché, secondo i responsabili degli Uffici, “una parte di tali Archivi è andata distrutta, compresi i Bollari di Papa Pio VI, a causa di incendi e per vicende storiche legate agli anni successivi al 1795, epoca della rivoluzione francese”, che si concluse nel 1799. Quindi come e perché quella piccola chiesa castellana diventò (ma lo è ancora?) Basilica, rimane un mistero.
Per quanto se ne sa, la pratica delle indulgenze del Sabato Santo, durò forse pochi anni, non si radicò nella consuetudine religiosa di Castel del Monte. Si esaurì subito, forse per l’incuria dei parroci nella loro qualità di padri spirituali della Confraternita. Un vero peccato, perché inizialmente l’evento sembra abbia avuto molta risonanza nella comunità castellana e in quella del circondario, tanto da far adottare immediate iniziative similari da parte di un’altra Confraternita castellana, preoccupata perché non poteva “offrire” analoga indulgenza ai propri confratelli, perciò in continua diminuzione,
Conclusione: il Breve Apostolico, la dichiarazione di Basilica della Chiesa di S. Caterina e la concessione dell’indulgenza plenaria del Sabato Santo simile, nella forma e nel contenuto, a quella di Papa Celestino V del 1294, sono finite nel dimenticatoio. O sono superprotetti dietro gli invalicabili ostacoli degli Archivi Segreti del Vaticano?
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