Basta il pensiero…
L’Aquila – Scrive Franco Taccia: “Caro Direttore, oramai è chiaro a tutti. A L’Aquila succedono cose incredibili (non solo a L’Aquila ma oggi parliamo solo dei guai di casa) in quantità industriale. L’unica soluzione definitiva al problema, già che siamo in tema religioso, sarebbe ottenere da “Chi” può, non già il perdono, perchè c’è chi ne approfitta, ma la cancellazione dalla faccia della terra di chi sembra divertirsi a superare l’assurdo. Niente di violento, per carità , basterebbe uno sguardo, un cenno col dito.
Si avvicina il periodo della perdonanza, si rivedono da un pezzo operai intenti a sistemare il prato in fondo al viale di Collemaggio, per far si che venga distrutto e risistemato l’anno dopo, si è discusso persino su chi debba partecipare alla sfilata in costume nelle vesti del giovin signore (della giovin signora non s’è parlato, alla faccia delle pari opportunità ) e quando siamo agli sgoccioli il sindaco Cialente, che per inciso è l’unico o almeno uno dei pochi che prima del terremoto fece qualcosa per evitare una strage (con la chiusura della De Amicis), giustamente, anzi sacrosantamente (spero si possa dire ma rende comunque l’idea) ha deciso che la basilica è out.
Non è che si sia alzato ispirato per prendere questa decisione ma l’ha presa perchè sentiti i pareri degli addetti ai lavori ( ingegneri e tecnici ) ha avuto la garanzia che per chi entra in chiesa “non c’è nessuna garanzia”.
Punto, come dice spesso ed in eccesso Brunetta. La chiesa si chiude e si riapre quando non c’è più pericolo che crolli in testa alla gente. Ora qui la fede non c’entra nulla perchè la fede è una cosa e le pretese assurde un’altra. Per cui leggere che al sopralluogo abbiano partecipato il vescovo ausiliario Giovanni D’Ercole e don Daniele Pinton, che non mi risulta siano docenti al politecnico di Torino, se si intende che non sono entrati in chiesa, passi pure, ma che poi gli stessi si siano dichiarati entrambi irremovibili nel dire no al cambiamento della tradizione mi lascia senza parole.
Ma da quando i pastori delle anime hanno il potere di decidere pure se uno debba rischiare di morire?
Qualcosa mi dice che nell’impossibilità di sentire il parere di san Celestino, prima di prendere cappello sarebbe interessante parlarne con Papa Francesco, perchè ho la sensazione che sia una persona piuttosto “presente” e qualcosa mi fa pensare che direbbe che con tutto il rispetto per la tradizione non è che la carità cristiana o il perdono per chi sbaglia entrino in sciopero perchè la porta santa è inagibile.
Il Papa argentino ha “reso” sacro in Brasile un altare costruito con rottami ed ha dato l’ostia consacrata sacra prendendola da un calice di legno. Basta il “pensiero”.
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