Demolizioni, cosa si fa delle macerie?


L’Aquila – NEL MONDO PROGREDITO SI RICICLANO AL 90-95% – (Foto: in evidenza, il palazzo bianco di corso Federico II oggi scomparso, e sotto demolizioni in periferia) - L’informazione era l’essenza e la base della fisica quantistica secondo un grande intelletto scientifico, il fisico Wheeler. Informazione così come appare quella che crediamo realtà osservandola. Informazione, in modo meno complicato, è tutto nel produrre… informazione. Come modestamente facciamo anche noi. E così, per saperne di più e dirlo a chi ci legge, siamo andati ad appurare cosa si fa delle macerie nei paesi più avanzati del mondo.
L’argomento macerie è, per il cratere sismico, essenziale come la bacchetta per il maestro di musica. Di macerie, ne produciamo centinaia, migliaia di tonnellate, e in questi giorni è in atto una serie di demolizioni imponente in via Venti Settembre: l’Anas e almeno cinque o sei altri edifici di civile abitazione dietro e a fianco dell’Anas. Che risulti, vengono depositate sempre nello stesso posto, a montagne, perchè non sono mai state realizzate aree attrezzate per i residui della distruzione di edifici. Molti dei quali contenevano amianto, acciaio, ferro, cemento, pietre, legno. Materiali riciclabili.
Abbiamo cercato e trovato. Primo dato, nel mondo (compresi gli USA, dove si demolisce molto) il 90-95% delle macerie ha un valore, e viene riutilizzato in modo produttivo. Lo confermano riviste specializzate e sono dati certi.
I materiali di risulta non vengono ormai più sprecati e ammonticchiati alla rinfusa, ma riciclati alla grande.
Il metallo (alluminio, titanio, ottone, rame e altri) viene riusato totalmente. Le travi di acciaio vengono fuse, secondo il contenuto di cromo in modi e luoghi diversi.
Il legno degli infissi può essere riusato, o viene sminuzzato e poi usato come combustibile. Negli USA – dice la rivista Scienze – si adopera per produrre carta. La plastica, a pezzetti coerenti, viene usata per produrre altra plastica. I tondini di ferro, ovviamente, sono recuperati, puliti, tagliati e fusi.
Le guaine dei tetti possono essere pressate, estraendo bitume. Il cemento viene sminuzzato e usato per le strade, il gesso frantumato si riusa per pannelli di gesso oppure cemento. Il vetro, dice Scienze, viene raccolto e fuso. Altri materiale si riciclano.
Naturalmente, tutto parte dal tipo di demolizione e dal modello delle macchine adoperate.
Ci chiediamo: cosa sta avvenendo a L’Aquila, quali metodi sono stati scelti, quale profitto si ricava dalle macerie? E soprattutto, chi lo ricava se ce n’è uno? Non sarebbe male se le autorità preposte fornissero chiarimenti e dati. Tanto per chiarire le idee dei cittadini, forse stanchi di assistere a snocciolamenti di cifre enormi spese e da spendere ancora per rimettere in piedi la città, ora che pare davvero abbiamo cominciato a raderla a zero.


09 Agosto 2013

Categoria : Cronaca
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