Domani l’Accademia Immagine morirà di politica


L’Aquila – (di G.Col.) – Domani 6 agosto 2013 l’Accademia dell’Immagine dell’Aquila, unica scuola di questo tipo in Italia (dedicata appunto all’immagine, cuore pulsante della nostra civiltà, linguaggio ormai globale anche grazie alla strepitosa tecnologia alla portata di quasi tutti) morirà. La farà fuori, con tratti di penna e bufere di numeri, la burocrazia ragioneristica, superfetazione maligna di una politica che sopravvive nell’aridità come il cactus nel deserto. Lontana mille anni da una vera formazione culturale di base. Aliena e contraria, spesso.
Nulla fa pensare che l’assassinio dell’AdI non avverrà. Almeno, fino a questo momento si sono avute solo poche (benchè autorevoli) voci di protesta e di stupore esterreffato, e qualche apprezzamento per gli interventi di Gabriele Lucci che abbiamo pubblicato (finora le prime due parti). L’Aquila colta, L’Aquila delle istituzioni e dei tuttologi ad oltranza, L’Aquila della politica “colta” che cura sì i corpi, ma anche gli spiriti (così sostiene di voler fare, almeno, compreso il plurivisitatore ministro Bray più volte ospite dell’Aquila), hanno taciuto.
Tranne poche eccezioni, tra le quali la senatrice Stefania Pezzopane.
E’ sperabile (anche se siamo pessimisti) che qualcuno da qualche parte stia cercando una soluzione, che sarà snocciolata nella riunione decapitatoria di domani 6 agosto. Riunione che potrebbe anche essere rinviata, il che sarebbe un piccolo segnale. Ma comunicati in tal senso non ce ne sono, o almeno a noi non sono stati inviati. Non ci sarebbe da stupirsene, perchè vivendo fuori dal coro, siamo spesso emarginati e ghettizzati anche dalle fonti istituzionali e ufficiali. Cominciando dalla presidenza della Regione Abruzzo. Oggi i politici sguazzano sui social network e lì esternano. Le cosiddette fonti ufficiali sono secondarie.
Ma se è sperabile che si cerchi una soluzione, resta deprimente che L’Aquila debba difendere (e spesso difendersi anche da se stessa) la propria storia culturale, fatta di poche eccellenze tutte di altri tempi, con le unghie e con i denti. Aveva creato e costruito un Teatro stabile, che fu inghiottito dalla politica, abruzzesizzato, trasformato in altro rispetto a come lo vollero i padri fondatori. Aveva l’Accademia dell’Immagine di Gabriele Lucci, istituzione di grande respiro internazionale, ora in coma profondo. Aveva una Città in Cinema, che morì tanti anni fa. Aveva grandi manifestazioni artistiche internazionali, che morirono alla fine degli anni Sessanta. Voleva diventare città della scienza, e non se n’è neppure più parlato. Vuole essere capitale della cultura nel 2019, ma procede come uno zombi perdendo pezzi. Meno nale che il buon Alessandro Preziosi ha preso a cuore Stabile e città, e ci lavora con lena e intelligenza. Altri illustri suoi predecessori (Proietti, Gassman) sono fuggiti a gambe levate, appena annusata l’antifona.
Chiudiamo, tornando al cinema, ricordando che la Film Commission abruzzese è striminziata e inerte, di fronte ad altre che operano in regioni più vivaci e sensibili in fatto di cultura e promozione sul grande o sul piccolo schermo. Basti pensare alla Puglia, o all’Umbria, o al Piemonte. La Città in cinema – L’Aquila – è solo una Death Valley lontana dalla California, un cimitero di ex sopra, sotto, a destra e a sinistra.
Che il 6 agosto (il giorno della bomba sul Giappone…) a noi porti fortuna.


05 Agosto 2013

Categoria : Cultura
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