Ricerca storica su Eroina Monongah
Pescara – Dopo anni di ricerche il Segretario Confederale Ugl Geremia Mancini qualche mese fa era già riuscito a restituire la giusta identità a quella che per tutti era semplicemente l’EROINA di Monongah (nessuno ne conosceva il volto, né il vero nome e neppure la vera provenienza). Poi finalmente la verità. Quella donna era Catterina De Carlo ed era nata a Domegge di Cadore (BL) il 21.11.1864 e sposò Vittorio Davià ( o Da Vià) anche lui nato a Domegge di Cadore il 3.10.1886. La coppia mise al mondo 5 figli . Ma cosa fece di così straordinario da meritarsi l’appellativo di EROINA, di vedersi dedicata addirittura una statua e di essere considerata simbolo di amore e coraggio per tutte le donne americane? Questa donna, vedova di un minatore morto a Monongah ( il 6 dicembre 1907 si verificò il più grave disastro minerario degli Stati Uniti d’America) , per le cronache di allora continuò per 29 anni a recarsi da casa sua alla miniera, oltre tre miglia, dove prelevava un sacco di carbone che riportava poi dinanzi alla sua abitazione. Tanto da realizzare una vera e propria “collina di carbone”. Il suo intento, nella certezza che il marito fosse rimasto seppellito nella miniera (i pochi corpi restituiti erano straziati ed irriconoscibili), era quello di rendere più lieve l’opprimente peso che gravava sui resti dei poveri minatori. Quindi un gesto di grande amore ma anche di forte denuncia (cercarono più volte di negarle l’accesso alla miniera e arrivarono a denunciarla per appropriazione indebita). Già all’indomani della tragedia Catterina, rimasta solo in un mondo che non conosceva e che gli era ostile, reagì con la forza della disperazione per tutelare i suoi bambini, ai quali garantirà una decorosissima esistenza, ma mai dimenticò il marito e la tragedia. Da qui il suo gesto che portò Padre Briggs ( un sacerdote che spese la sua esistenza per non far dimenticare Monongah) a definirla “simbolo delle eroine di Monongah”. Si calcola che la “collina di carbone” ribattezzata “collina dell’amore” fosse composta da diverse tonnellate di carbone. Catterina, fino all’ultimo giorno della sua vita (9 agosto 1936) non smise mai di lottare per i suoi figli , aiutò le altre donne e soprattutto lottò perché sulla tragedia di Monongah non cadesse mai l’oblio. Per il Segretario Confederale Geremia Mancini: “ Ero già soddisfatto di aver restituito a Catterina il giusto merito di “appartenere alla Storia del mondo del Lavoro” ma sentivo la necessità di una prova più concreta. Così dopo ulteriori ricerche, grazie a James E. Davia nipote di Catterina, ecco la storica foto. La prova vera di un sacrificio immane, fatto da una donna italiana, frutto di una incredibile voglia di riscatto e denuncia ma anche di uno sconfinato amore.
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