Il 6 agosto pollice verso per l’Accademia?


L’Aquila – (Foto: la sede dell’Accademia, ormai distrutta due volte, dal terremoto e dal niet di Chiodi) – Il 6 agosto potrebbe essere (e molti temono che lo sia sicuramente) il giorno del pollice verso per l’Accademia dell’Immagine. Il consiglio di amministrazione dovrà decidere sulla liquidazione, come vuole il socio Regione Abruzzo, facendo riferimento alla mole – imponente – di passivi e debiti accumulati dall’istituzione. Il patrimonio culturale conta poco, quando dall’altro lato c’è il peso dei debiti e non esistono spiragli attraverso i quali scorgere ipotesi di soluzioni.
Nè, d’altra parte, pare esserci una volontà politica di tutela o salvataggio dell’Accademia, visto che la politica (con poche eccezioni, la Pezzopane in testa) ignora il problema. All’interno del consiglio regionale non una sola voce si è levata (dai consiglieri aquilani o della provincia, almeno) a sostegno dell’istituzione. C’è solo un’appassionata difesa di chi l’Accademia fondà, Gabriele Lucci, pubblicata integralmente su questo giornale, e sommariamente su altri. Ma a Lucci non ha risposto nessuno. L’uomo che voleva fare dell’Aquila la città del cinema, attraverso grandi manifestazione (La Città in cinema) e soprattutto con l’Accademia dell’Immagine, è profondamente deluso. E’ stato inutile attirare la considerazione e l’attenzione del mondo del cinema compresa Hollywood su L’Aquila. Ora tutto finisce a causa dei debiti e la Regione con la casacca del ragioniere inflessibile, stacca la spina? Un duro colpo al blasone, più e più volte lesionato se non infranto, della città della cultura che aspira ad essere la Capitale della cultura nel 2019.
Quale cultura, se l’unico esperimento di alto profilo e di originale radice – l’Accademia che insegnava l’immagine del cinema, della tv, e di tutto ciò che “si vede” – finisce nel gorgo dei debiti?
La città è al un bivio, ma anche di fronte ad una rovinosa discesa verso la quale viene spinta, a spallate, da chi sa che non ha la forza di sorreggersi e frenare la caduta. La forza degli aquilani, il consenso della città, la voce unanime della politica, non ci sono. Un malato che si lascia morire è l’analogia più precisa. Vedremo cosa accadrà il 6 agosto. Ma il pessimismo è incombente.


30 Luglio 2013

Categoria : Cronaca
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