Metodo Stamina, risoluzione Nasuti
Pescara – “Un invito al Governo nazionale e in particolare il Ministro della salute, ad attivarsi ulteriormente e in tempi brevissimi, nella ricerca di soluzioni che possano garantire a tutti coloro che ne facciano richiesta, parallelamente alla sperimentazione scientifica e ai decreti legge, la possibilità di accedere alle cure staminali secondo la metodica Stamina, sotto la responsabilità del richiedente, del medico prescrittore e del direttore del laboratorio di produzione della predetta metodica, poiché l’alternativa attuale per le persone richiedenti è solo quella di un esito infausto del decorso della malattia”.
E’ il passaggio centrale del testo della risoluzione, a firma del Consigliere Emilio Nasuti, che sarà presentata domani nel corso della seduta del Consiglio regionale. “Nella nostra regione – spiega Nasuti (foto) – ci sono state numerose richieste da parte di persone affette da malattie incurabili, per poter accedere al metodo Stamina. I 40 bambini che finora si sono sottoposti a questo trattamento, hanno avuto miglioramenti evidenti delle loro condizioni, senza manifestare effetti collaterali. Nessuna di queste famiglie, però, è stata mai ascoltata nelle Commissioni parlamentari sulla sanità e a oggi, l’unico sistema per poter accedere al metodo è il ricorso giudiziario, che però comporta tempi lunghi e non sempre ha esito favorevole”. Per Nasuti l’attuale situazione crea disparità di trattamento tra i cittadini, a seconda della circoscrizione giudiziaria in cui risiedono. E questo violerebbe gli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione. “In Abruzzo – continua il Consigliere – c’è una bimba di appena un anno affetta da atrofia muscolare spinale, a cui il tribunale ha impedito l’accesso al metodo Stamina, mentre altrove altri malati, hanno avuto la possibilità di sottoporsi al trattamento presso gli Spedali riuniti di Brescia, dove ha sede la Stamina Foundation del professor Vannoni. E’ ovvio che il diritto a una terapia non può essere lasciato alla discrezionalità di un giudice, ma deve esistere una normativa chiara e precisa che non crei odiose differenze tra chi soffre”.
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