Accademia dell’Immagine, distruzione di un bene comune: L’Aquila muore tra i suoi “no”


L’Aquila – LUCCI: “TUTTO CIO’ CHE HO FATTO A L’AQUILA SI E’ SCONTRATO CON I NO” – Gabriele Lucci, nella foto con Di Caprio, il padre dell’Accademia dell’Immagine e – molti anni fa – l’artefice colto e intelligente di un progetto che solo in parte divenne realtà, quello dell’Aquila “città del cinema”, ha inviato al sindaco Cialente e all’assessore Di Stefano un documento che, pur lungo, pubblichiamo integralmente:
“Signor Sindaco, le invio questo mio documento relativo all’Accademia Internazionale per le Arti e le Scienze dell’Immagine, documento che mi permetto di rendere anche pubblico. Una duplice destinazione affinché da una parte lei abbia maggiori elementi in memoria, qualora vorrà adottare un’azione a favore dell’Accademia, dall’altra si consenta alla nostra comunità di essere maggiormente consapevole in merito al pericolo che la vedrebbe privata di un Bene Comune, forse di un intero Sistema-Cinema. Un adeguato status quaestionis sulla situazione necessita tuttavia di ripercorrere, anche se solo per grosse linee, alcuni passaggi fondamentali. Chiarimenti, insomma, che almeno per me sono definitivi.

Subito dopo il sisma del 2009, io e alcuni estimatori della nostra Scuola, capitanati da nomi noti quali Riccardo Milani, Massimo Ghini, Paola Cortellesi, abbiamo formato a Roma, come lei sa, il Comitato “Adottiamo l’Accademia dell’Immagine”, trovando immediata solidarietà in note personalità dello spettacolo. Voglio qui ricordare come subito si siano uniti a questo appello, tra gli altri, Sergio Castellitto, Pippo Baudo, Vincenzo Cerami, Cristina Comencini, Liliana Cavani, Roberto Benigni, Ettore Scola, Dante Ferretti, Margherita Buy, Giuseppe Tornatore, Ferzan Ozpetek, ma anche Società e Istituzioni importanti come l’Ente David di Donatello, la Scuola Nazionale di Cinema, il Festival e la Casa del Cinema di Roma, Rai Cinema e Rai International, oltre a scuole straniere, come quelle di Londra e di Lugano.

Negli stessi giorni è stato aperto un conto-corrente, separato da quello dell’Accademia e con tracciabilità di dati, seguendo scrupolosamente le indicazioni della Guardia di Finanza, così come riportate sul Sole 24 ore. E’ su questo conto che sono confluite le donazioni a sostegno della Scuola. La sera del 21 Aprile 2009, appena quindici giorni dopo il sisma, in una serata memorabile, all’Auditorium di Via della Conciliazione a Roma, di fronte a 1500 persone si è raccolto il mondo della cultura e in particolare del cinema, non solo per trovare fondi ma per testimoniare l’importanza, nel panorama nazionale e internazionale, dell’Accademia dell’Immagine. Quella sera, alla sua presenza, Signor Sindaco, con immagini arrivate in molti Paesi del mondo attraverso Rai International, sono state pronunciate infatti inequivocabili dichiarazioni di grande stima nei confronti della Scuola, dichiarazioni che non lasciano dubbi sul marchio e sul significato dell’Accademia Internazionale per le Arti e le Scienze dell’Immagine.

Si sono avvicendati sul palco artisti come Vittorio Storaro, Dacia Maraini, Stefano Benni, Raoul Bova, Michele Placido, Ennio Morricone, Piera degli Esposti, Neri Marcoré, Serena Dandini e tanti altri. Quella sera sono stati raccolti poco meno di 15.000 euro (anche con un mio modesto contributo), ma nel giro di qualche settimana, in alcuni casi di qualche mese, la cifra complessiva accreditata è salita a circa 370.000 euro. Da Bertolucci a Marco Tullio Giordana, dal Direttore Generale della Disney-Pixar, Jim Morris, al cast del film Angeli e Demoni, con Tom Hanks in testa, dalla Titanus a Poste italiane, alla Sony Pictures e ancora con i contributi di Bianca Film, Tao 2, Associazione Zonta, Publispei, nessuno ha fatto mancare il proprio apporto, con la motivazione di far proseguire l’attività didattica e favorire la ricostruzione dell’edificio.

Ma tutte queste adesioni finanziarie, egregio Sindaco, non sono avvenute per incanto. In quei giorni lei mi ha chiesto espressamente di continuare a supportare l’Accademia. Io l’avrei fatto comunque, ma non è stato per nulla semplice, perché ho dovuto assicurare l’ingresso di molti fondi raccordandomi continuamente con le Società e le Istituzioni, nonché con tutti coloro che esprimevano mano a mano la volontà di contribuire concretamente alla nostra causa, magari vincolando quella volontà allo svolgimento di qualche evento particolare. Come dire di no? Altre volte, non le nascondo, ho faticato non poco a convertire quanto promesso in un effettivo ingresso finanziario. E non ho mancato contestualmente di proteggere come ho potuto, in diverse sedi, l’Istituto Cinematografico “La Lanterna Magica” e l’Abruzzo Film Commission. Migliaia di chilometri, su e giù per l’Italia, ma anche un po’ oltre, da Lugano a Salerno, appesantito anch’io come tutti i cittadini da una situazione difficile, aggravata, come lei sa, da problemi familiari. Il frutto delle donazioni ha consentito così il proseguimento dell’attività della Scuola, che ho cercato di accompagnare nei due anni successivi al sisma.

In quei giorni, a ridosso del terremoto, forse ne erano passati appena tre o quattro, è accaduta una cosa importante: si è fatta sentire la voce dello Stato Italiano attraverso il Ministero per i Beni e le Attività culturali. Non solo questo Dicastero è intervenuto finanziariamente (80.000 euro, aggiunti alle donazioni già citate), ma ha dichiarato per iscritto che, in virtù dell’alto livello raggiunto dall’Accademia, quest’ultima dovesse essere salvaguardata, essendo patrimonio del nostro Paese. Una motivazione in più, questa, per continuare il lavoro che stavo facendo salvaguardando la Scuola, la sua funzionalità ed evitando lo smantellamento, in una sorta di effetto domino, dell’intero Sistema-Cinema al quale ho dedicato, mutuando il titolo di un noto film, i migliori anni della mia vita (Istituto Cinematografico – Abruzzo Film Commission – Cineteca dell’Aquila – Cinema Massimo – Mediateca Regionale “Giovanni Tantillo”).

L’attività didattica, così come la messa in sicurezza di pellicole e altri materiali, è stata possibile anche grazie alla disponibilità di Enti quali la Regione Lazio, la Scuola Nazionale di Cinema e quella di Vittorio Giacci, Cinecittà-Istituto Luce, il Ministero dei Beni Culturali, la Guardia di Finanza a Coppito, l’Associazione Co2 e la Protezione Civile. Tutti rapporti che ho curato dall’inizio alla fine con il contributo di alcuni impiegati ancora in forza all’Accademia. Ma, come già detto, i fondi donati, e puntualmente riportati sul sito con il relativo utilizzo, sono risultati fondamentali creando le condizioni per consentire ai ragazzi di non interrompere gli studi. Alcuni studenti hanno partecipato a stage negli Stati Uniti (Pittsburg), una loro produzione ha partecipato al festival del documentario storico patrocinato dalla Rai, vincendo il primo premio come miglior film delle Scuole di Cinema, altri hanno seguito stage in Svizzera, altri ancora hanno collaborato al Premio Age a Pescasseroli, dove è stato presentato con successo un loro filmato.

Sempre dopo il 21 Aprile del 2009, alla Casa del Cinema di Roma, ho presentato con Mario Monicelli e Paolo D’Agostini il libro sulla Commedia, scritto da quest’ultimo e prodotto dall’Accademia, alle Università di Trieste e Gorizia ho presentato con il critico Roberto Nepoti quello sulla Guerra, volumi terminati entrambi dopo il sisma e sempre in collaborazione con la Mondadori-Electa. La casa editrice ha ristampato inoltre, una nuova edizione del volume sul Premio Oscar Dante Ferretti, realizzato anch’esso dall’Accademia (volume che il prossimo Settembre sarà presente al Museo d’Arte Moderna di New York in occasione della mostra dedicata al grande scenografo italiano). Infine Vittorio Storaro, che in quel periodo pubblicava con la Mondadori un nuovo libro, in segno di solidarietà ha riportato in copertina il marchio della nostra Scuola. Lo stesso Premio Oscar, in una sua intervista sulla rivista “Ulisse” dell’Alitalia, si è dilungato nel raccontare i meriti dell’Accademia evidenziando la sua unicità ed eccellenza nel panorama delle scuole di formazione sull’audiovisivo.

Nell’infittirsi dei rapporti seguiti al terremoto è da segnalare, per gli sviluppi che ha avuto, quello con la Scuola Nazionale di Cinema. Vista la difficoltà del momento, si intravide, lei ricorderà, l’ipotesi di una possibile convenzione tra le due Scuole. Nella cerimonia di consegna dei diplomi agli studenti della Scuola Nazionale, dove l’Accademia venne invitata ufficialmente, si ebbe il piacere di ascoltare parole di stima nei confronti della Scuola aquilana da parte del presidente Alberoni e del direttore Foti. Sembravano esserci tutte le premesse per un rapporto tra i due Enti che potesse costituire un valore aggiunto per uno sviluppo meno precario dell’Accademia, dopo il terremoto. Lei stesso Sindaco, presente nei vari incontri successivi, ravvisava l’opportunità di una convenzione purché si tenesse conto di quattro garanzie che ci vedevano concordi e sulle quali ho continuato, purtroppo vanamente e in solitudine, a reclamare: mantenimento del nome dell’Accademia, di tutti i posti di lavoro, dell’originale progetto didattico, della Sede presso il palazzo dell’Accademia a L’Aquila. In merito a quest’ultimo dato, subito dopo la pubblicazione del Decreto Bertolaso che prevedeva la ricostruzione dell’edificio, grazie all’intervento di uno dei sostenitori dell’Accademia, il produttore Pietro Valsecchi, ho contattato il gruppo Ivalsa del CNR di Trento che si è reso disponibile a collaborare, anche attraverso l’aiuto di illustri architetti, a un progetto di ricostruzione della Sede dell’Accademia secondo sistemi innovativi. In tal senso ho organizzato un incontro con gli Enti e l’Ivalsa a L’Aquila. Erano presenti Comune e Provincia. Si decise di portare avanti il progetto, ma poi non si è dato seguito agli impegni presi. (Oggi, comunque, quel tavolo di lavoro potrebbe essere ripreso in seguito alla delibera CIPE che stanzia 6 milioni di euro per la ricostruzione della sede dell’Accademia e 1 milione per la ricostruzione del Cinema Massimo. Un significativo passo avanti è stato compiuto quando, recentemente, ho favorito un nuovo incontro tra l’Assessore Piero Di Stefano, molto disponibile, e i responsabili del CNR di Trento).

Intanto, tornando agli avvenimenti del post-terremoto, procedeva il rapporto con la Scuola Nazionale di Cinema e le due Scuole hanno lavorato in collaborazione a una produzione in programma al Festival di Venezia. In occasione della conferenza stampa di presentazione del filmato a Venezia, le più importanti cariche istituzionali della Regione, insieme a Provincia e Comune e al Sottosegretario alla Cultura, Francesco Giro, ribadivano ufficialmente l’importanza dell’Accademia, applaudendone l’operato e confermando l’utilità di una Convenzione tra le due Scuole. Dello stesso tenore, anche se più articolata, la riunione del 4 febbraio del 2010 presso la Regione Abruzzo dove gli Enti locali, i rappresentanti dell’Accademia dell’Immagine e del Ministero dei Beni Culturali, decisero di voler continuare a garantire l’attività dell’Accademia sul territorio. Anche in quell’occasione si ribadì l’importanza del rapporto con la Scuola Nazionale di Cinema, ma venne richiamato dall’allora Presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, non senza fatica, il rispetto dei quattro punti su citati. La Regione, infine, si impegnò a reperire fondi europei a favore dell’Accademia.

Una Convenzione paritaria necessitava, a quel punto, come presupposto, quello di far riprendere definitivamente l’attività dell’Accademia dopo l’emergenza, fronteggiata dalla solidarietà, e ripristinare perciò subito i finanziamenti previsti dalla Legge Regionale n.100, tuttora vigente. Ma non fu così e a partire dal 2009 non è stato destinato alcun finanziamento dalla Regione alla Scuola. Gli unici finanziamenti sono stati quelli della Provincia nel 2009 e nel 2010, sempre di 20.000 euro annuali. Ricordiamo allora cosa successe.

Come lei sa, l’Accademia prima del sisma stava vivendo un momento di difficoltà economica dovuto a diversi investimenti fatti. Investimenti rispetto ai quali pesava ancora non solo la ristrutturazione e la manutenzione della sede, fatiscente al momento dell’acquisizione, ma tutta la complessa ristrutturazione e riattivazione del Cinema Massimo, operazioni entrambe realizzate senza contribuzioni pubbliche destinate a tali finalità, nonostante le promesse degli Enti fondatori. Il Consiglio di Amministrazione, da lei presieduto, aveva presentato un piano di riorganizzazione alla Cassa di Risparmio dell’Aquila, sulla base del quale la stessa aveva approvato l’erogazione di un mutuo garantito dalla proprietà dell’edificio della Scuola. Questo mutuo (1 milione e duecentocinquantamila euro) firmato dalle parti proprio tre giorni prima del terremoto, avrebbe risolto la situazione senza procedere a alcun licenziamento. Il crollo della Sede ha sfortunatamente fatto venir meno la garanzia reale e conseguentemente l’erogazione del mutuo.

Ma fu il successivo Decreto Bertolaso a stabilire fondi per la ricostruzione di due importanti Scuole, l’Accademia dell’Immagine e il Conservatorio, ripristinando così la garanzia reale. Tutto bene allora? No, dal momento che non si riannodò con la Cassa di Risparmio quel filo interrotto dal sisma, mentre emersero in modo sempre più evidente posizioni e opinioni sul da farsi discordanti, dando luogo talvolta a una querelle, anche aspra e aperta, tra Soci Fondatori, con il risultato di far perdere di vista il Bene Comune: l’Accademia. E tutte le parole di lode per l’attività della Scuola si trasformarono lentamente, da più parti (politica e non) in parole di discredito verso l’Accademia stessa, accusata di cattiva gestione e di troppo personale, infiocchettando così un bel pacchetto di infondatezze (su cui tornerò più avanti) e dando luogo a un passaparola sbrigativo e vergognoso.

Tutti elementi negativi che incisero non poco sulle scelte definitive, soprattutto quello relativo a una cattiva gestione, madre di un debito insanabile, secondo una parte politica, tale da impedire ogni atto a favore dell’Accademia. Dinanzi a accuse davvero ingiuste – e lei sa che sono ingiuste – non si è fatta sentire pubblicamente alcuna voce a difesa, soprattutto, non si è fatto nulla per risolvere i problemi economici dell’Accademia, essendoci invece sicuramente margini di manovra. Infatti, se si fosse proceduto da una parte al rifinanziamento della L.R. 100 e degli altri contributi pubblici (come è avvenuto per altre Istituzioni) e contestualmente, dall’altra, a un incontro ufficiale tra i Soci Fondatori (con i suoi massimi esponenti ma in pieno accordo tra loro!) e l’Istituto Bancario, con un credibile piano di riorganizzazione post-terremoto, non solo si sarebbero create le condizioni per riattivare il mutuo, ma attraverso il nuovo piano, condiviso dalla Banca, si sarebbe consentita la prosecuzione dell’attività. La Banca, infatti, di fronte a una comprovata volontà da parte degli Enti di volere realmente sostenere nel tempo l’Accademia, avrebbe sicuramente appoggiato, come in passato, questo piano (disponibilità dell’Istituto di Credito confermatami più volte, anche di recente, per un progetto da esso ritenuto importante per L’Aquila, soprattutto dopo il terremoto).

La Cassa di Risparmio, in altri termini, voleva avere certezze sulle effettive intenzioni degli Enti fondatori relativamente alla Scuola, visto che si proveniva da rapporti troppo spesso conflittuali con la Regione, ultimo quello con l’Assessore regionale Mura, con relativa sospensione di finanziamenti, riattivati poi con ritardo e con un notevole affaticamento finanziario per le necessarie e costose anticipazioni bancarie. Solo in questo modo si sarebbe potuto riprendere il lavoro della Scuola, e i ricavi generati dalle attività avrebbero potuto concorrere a risanare gradualmente la situazione finanziaria. Una situazione finanziaria divenuta ancora più difficile per i costi che nel tempo, non più fronteggiati da entrate di alcun tipo post-terremoto, si erano inevitabilmente trasformati in ulteriori debiti, incrementandoli. D’altra parte non sarebbe mancato il sostegno concreto del cinema italiano e internazionale che il Comitato “Adottiamo l’Accademia” sicuramente avrebbe garantito. Purtroppo un incontro operativo ad alto livello tra Enti locali e Istituto di credito non è mai avvenuto. Si è invece solo infittito un poco proficuo rapporto epistolare tra le Amministrazioni e la Cassa di Risparmio. Ma sappiamo bene che “chi vuole va e chi non vuole manda!….”. E a poco è servita, pertanto, la disponibilità del Ministero (che si era fatto garante di accompagnare nel tempo la Scuola, con lettera ufficiale ancora agli atti).

Dunque, in sostanza, si è lasciato andare l’Ente alla deriva e nel silenzio, affamandolo, pregiudicando così l’esistenza di un Sistema-Cinema, oltre a vanificare paradossalmente persino gli stessi investimenti fatti nel tempo dalle amministrazioni pubbliche. A questo punto avanzano alcune domande: è pensabile mettere in crisi un Ente, quasi si trattasse di un’impresa in stato fallimentare, come se il prodotto non fosse più qualitativo e non esistessero più commesse di lavoro quando invece, nonostante il terremoto, c’erano state già le nuove richieste per le iscrizioni al primo anno? Chiunque capisce che un Ente proprietario di quasi 5.000 metri quadrati a Collemaggio (valutato ufficialmente in 6 milioni di euro prima del terremoto, e figuriamoci oggi in quella zona dopo la ricostruzione!…..) con finanziamenti destinati alla ricostruzione dell’edificio e del Cinema Massimo, non fortemente danneggiato, ha i presupposti, se si vuole, per superare la crisi. E per favore non mi si a venga dire che non era possibile, visto che per altre Istituzioni, con crisi ben più gravi, si sono trovati sempre accordi politici e relative risorse finanziare. In realtà è bastata la prima curva, dopo quasi 20 anni, complice il terremoto, per gettare alle ortiche competenze capaci di produrre contenuti.

E il rapporto tra Accademia e Scuola Nazionale di Cinema? Di fronte a un’Accademia, per quanto asserito in precedenza, portata allo stremo nonostante l’evidenza di un patrimonio materiale e immateriale da mettere in gioco, in concreto un marchio accreditato a livello nazionale e internazionale, ha preso facilmente piede la tesi di stipulare non più una Convenzione tra le due Scuole (Accademia dell’Immagine e Scuola Nazionale di Cinema), ma tra quest’ultima e gli Enti locali. Ma cosa peggiore, per dare sostegno e giustificazione alla mancanza di volontà politica di risolvere la situazione, si è cominciato a parlare, come già detto, di cattiva gestione. Così dopo il danno anche la beffa! Ho cercato di contrastare queste tesi in passato con diversi articoli, anche se non era solo mio compito, ma per fortuna mi sembra che negli ultimi giorni si sia sentita finalmente anche la sua voce.

Ora, nell’auspicio che non si perda l’opportunità di consentire una ripresa dell’attività dell’Accademia, mi sembra giusto, Signor Sindaco, richiamare alla memoria alcuni passaggi nella storia dell’Accademia, questo per far luce su quelle strumentali affermazioni che hanno gettato un’ombra sulla Scuola.

A proposito dei fondi: ufficialmente il progetto dell’Accademia è nato in accordo con l’Università nel 1991, con un’approvazione del Senato accademico e, se ricordo bene, anche del Consiglio di Amministrazione dell’Università dell’Aquila. Progetto disciplinato successivamente dalla Legge Regionale 100, con la quale la Regione si impegnava alla creazione del primo importante Centro audiovisivo di livello internazionale in Abruzzo, sostenendone finanziariamente la gestione in concorso con gli altri Enti locali, facenti parte tutti del Consiglio di Amministrazione, e riservando a sé la Presidenza. L’Ente ha potuto contare su quote contributive pubbliche di 350.000 euro l’anno. Nel rispetto dello spirito della legge il Consiglio di Amministrazione da lei presieduto ha sempre sollecitato l’Accademia, a mio avviso giustamente, ad operare sviluppando quel progetto nella direzione indicata, visti anche i meriti acquisiti per l’ottima offerta didattica che ha richiamato a L’Aquila, una provincia del Centro-Sud italiano, allievi da tutto il mondo. Come Scuola di eccellenza, essere sul mercato con docenti Premi Oscar, richiedeva un opportuno investimento in tecnologie e una qualitativa offerta di servizi agli studenti, implementando, come si richiede a una scuola moderna, una serie di settori tali da portare alla creazione di un vero e proprio Campus.

In questo senso l’acquisizione del cinema, al di là dell’evidente servizio territoriale, consentiva alla Scuola l’uso mattutino della sala per la visione di film, l’incontro con registi e altri professionisti, mentre il settore editoriale costituiva un fondamentale strumento didattico. L’obiettivo era quello di arrivare a attingere risorse, come sempre auspicato dal Consiglio di Amministrazione, di fondi europei per la formazione. Una proposta, quella del Campus, ritenuta dalla stessa Unione Europea in più occasioni, di grande valenza. Ma per essere approvata doveva semplicemente essere inserita in agenda dalla Regione stessa e quindi presentata a Bruxelles. Ebbene questo, nonostante l’alternarsi delle amministrazioni regionali, non è mai avvenuto. La Scuola, dal canto suo, era impegnata a trovare risorse autonome con un grande sforzo che ha coinvolto tutto il personale, contribuendo a tratti a far lievitare il bilancio anche del 40-50%, cifra difficilmente riscontrabile in Istituzioni analoghe.

Complice la crisi del Paese, negli ultimi anni era stato sempre più difficile accedere a risorse private, questo mentre le quote di contribuzione degli Enti fondatori restavano al palo e la pressione fiscale aumentava notevolmente con una serie di effetti a catena negativi. Da qui quell’affaticamento finanziario che ha portato, poco prima del terremoto, a progettare quella ristrutturazione dell’Ente di cui abbiamo parlato, la prima nella vita di un’istituzione dopo tanti anni. Ma come poteva essere altrimenti con quei 350.000 euro l’anno, ma soprattutto con promesse mai mantenute di accompagnare lo sviluppo del progetto? E’ indicativo come la Scuola Nazionale di Cinema, nella prima bozza di convenzione, aveva richiesto “700-800 mila euro” l’anno, prevedendo minori unità lavorative, solo per l’attività didattica e per un numero minore di studenti.

Una stima proposta in buona fede da una parte terza e dunque insospettabile! Lei stesso, vedendo la cifra richiesta per la gestione dalla Scuola Nazionale di Cinema, si chiese: ma allora l’Accademia ha fatto miracoli? E in effetti i miracoli erano stati fatti, perché con la metà di quell’importo si era dato vita non solo all’attività didattica, ma anche a un cinema, alla produzione editoriale, alla produzione di film, a numerose iniziative al servizio del territorio e delle scuole, collaborando con Istituzioni le più disparate, dalla Sovrintendenza ai Beni Ambientali, alla Guardia di finanza, all’Aquila Rugby. Insomma, un percorso quasi sempre solitario, gettando il cuore oltre l’ostacolo, nel fermo convincimento di mantenere fede alla propria missione, così come la stessa politica aveva indicato nella relazione alla Legge costitutiva dell’Ente. E questo senza mai sbagliare un’attività, con un notevole quanto incontrovertibile impatto mediatico e con 15 unità lavorative. Un’altra Scuola, nelle stesse condizioni, sarebbe riuscita a fare meglio?

Qui di seguito riporto alcune cifre estrapolate da un documento ufficiale del 2007 sottratto al terremoto. Esse danno un’idea di quanto realizzato dalla nascita al 2007.
400 studenti iscritti
120.000 ore di lezioni
2.000 ore di seminari
1.000 ore di stage presso aziende del settore
3.550 video realizzati
450 film realizzati su commissione
250 elaborati multimediali
200 tra artisti e professionisti dello spettacolo e del cinema coinvolti
85% di studenti occupati dopo un anno dal conseguimento degli studi
11 volumi pubblicati per la collana i Dizionari del Cinema, con 65 .000 copie vendute
6 volumi pubblicati per la collana Protagonisti del Cinema, con 16.000 copie vendute
2 volumi sulla Storia del Cinema allegati al settimanale Panorama

Altre domande sorgono spontanee: perché non è stata fatta una valutazione costi- benefici da parte degli Enti fondatori, basandosi anche su una comparazione con altre realtà omologhe? Invece di denigrare l’Accademia, non sarebbe stato più logico valutare quanto fatto e con quanti soldi e sostenere un progetto così innovativo? Non sarebbe stato più saggio accompagnare la Scuola nella sua gestione e nei suoi investimenti per l’attuazione piena del progetto visti che tutti gli indicatori erano favorevoli? Perché non capitalizzare quel Marchio? Si è obiettato poi che l’Accademia era un carrozzone. Ma i fatti, come si è visto, dicono cosa si è riusciti a fare con questo cosiddetto “carrozzone” e con quegli impiegati! E questo mentre i fondi stanziati arrivavano con grande ritardo, saltando anche annualità, costringendo la Scuola a chiedere costose anticipazioni alle banche, perché come è noto quel tipo di attività è a ciclo continuo: una Scuola e un Cinema funzionano tutti i giorni!

Sono troppi 15 impiegati per la mole di lavoro su citata, dove solo un cinema richiede quattro persone? Troppi per produrre decine e decine di libri, fiore all’occhiello nel settore del cinema, frutto di quella ricerca didattica indispensabile per una scuola di eccellenza? E sono troppi per un alto numero di studenti, diversamente da altre scuole, per tre anni più la specializzazione? Studenti provenienti da tutto il mondo, con tutto ciò che questo implica? E sono troppi per le moltissime produzioni di filmati realizzati che hanno significato anche commesse di lavoro? La commissione regionale che vigilava annualmente sull’attività didattica ha rilasciato ogni volta in verbale valutazioni entusiastiche sia dell’organizzazione, sia in materia didattica, ritenute entrambe eccellenti. E che dire del Cinema Massimo richiesto a viva voce dagli aquilani sui giornali che ha ospitato con i diversi incontri importanti registi come Nanni Moretti, Marco Bellocchio Ferzan Ozpetek, Marco Tullio Giordana, Ennio Morricone, Ettore Scola, tanto per citarne alcuni?

Il cinema Massimo, interpretato come un’apertura sul territorio su quanti ne volessero disporre (rinunciando spesso a sbigliettamenti proprio nei fine settimana!) è l’unico in Abruzzo a aver ottenuto un marchio di qualità dall’Unione europea. I libri realizzati dall’Accademia con la Mondadori-Electa sono stati definiti i più bei libri di cinema prodotti in Italia negli ultimi anni, adottati da diverse Università quali validi strumenti didattici, libri che hanno costituito un vero e proprio passaporto per catturare iscrizioni e docenze di qualità. Testi che si trovano nei più importanti musei del mondo essendo stati tradotti in varie lingue. Le produzioni di filmati hanno ricevuto premi in tutta Italia. I docenti di alto livello, spesso premi Oscar, hanno creato competenze e gli studenti si sono fatti apprezzare ovunque. Possiamo citare l’ultimo ambito e meritatissimo David di Donatello per Alessandro Palmerini, che segue una serie numerosa di altri premi. La rivista cinematografica Ciak ha attribuito il massimo dei voti (3 stelle) all’Accademia dell’Immagine. Tutta la stampa nazionale, indistintamente, ha riportato i successi dell’Accademia, una Scuola capace di lavorare non solo con la Mondadori-Electa, ma di stringere rapporti di convenzione o di collaborazione (cito a caso, tra i ricordi) con la RAI, Mediaset, la Apple, le Università di Lione e di Parigi, il Guggenheim Museum, l’Università di Los Angeles, l’Accademia Nazionale di Danza.

Una rete di rapporti che ha inserito L’Aquila e la Regione in un contesto internazionale. Insomma potrei continuare all’infinito. Ma se c’è stata una cattiva gestione, come si è potuto ottenere tutto questo e altro ancora? Come è potuto succedere che ci fossero così ampi consensi da Scorsese a Renzo Piano, dai Fratelli Coen a Di Caprio, a Morricone, e qui a L’Aquila non si sia difeso tutto questo? Non le sembra un fallimento della politica? E se in tutto il mondo l’Accademia è riconosciuta e qui da noi no, secondo lei, Signor Sindaco, provi a indovinare chi sbaglia? E si sta rinunciando a tutto questo in attesa di presentarsi nel 2019 con L’Aquila capitale europea della cultura senza un Sistema-Cinema? E si può rinunciare a competenze formate per un progetto originale, nato qui nel territorio e non “importato”? E dove vanno a finire materiali, libri, archivi, e tutti i dati in rete? Che fine fa tutta questa memoria, alla quale hanno contribuito tante personalità della cultura e del cinema? Insomma, i punti di debolezza attribuiti strumentalmente all’Accademia sono sempre stati orgogliosamente punti di forza, come lei prima del terremoto asseriva, mentre poi, inspiegabilmente, si è scelta la strada del silenzio, alimentando così, seppur involontariamente, illazioni di tutti i tipi come la somma astronomica di 5 milioni dati all’Accademia dalla Protezione Civile!

In realtà, a mia memoria, l’Accademia non ha fatto altro che imbattersi in una serie di NO:
NO ad inserire nell’agenda regionale delle passate legislature il progetto dell’Accademia, attingendo a finanziamenti europei per la formazione (restituendo invece sistematicamente milioni di euro all’Unione Europea);
NO ad inserire l’Accademia entro leggi per le Scuole Speciali;
NO ad un corso di laurea su Ingegneria del cinema in collaborazione con la Facoltà di Ingegneria dell’Aquila;
NO a reperire fondi per il rinnovamento delle nuove tecnologie;
NO alla creazione di un Centro Europeo dell’Immagine (in controtendenza rispetto a quanto accaduto in altre Regioni: Piemonte Sistema-Cinema, Giffoni Valle Piana, Cineteca di Bologna, Cineteca del Friuli, Puglia Film Commission, tutte realtà dove sono stati fatti importanti investimenti);
NO al rapporto con l’Università di Architettura di Venezia (Iuav);
NO ad un rapporto operativo con la Disney-Pixar di Jim Morris;
NO, dopo il terremoto, alla proposta del presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta, di fare dell’Aquila la capitale dell’Architettura dell’emergenza.

Ma d’altra parte, se mi volto indietro, anche tutto ciò che ho contribuito a creare in questa città si è scontrato con una serie di NO:
NO ad un Cineclub, il primo della Regione Abruzzo, che ha chiuso negli anni ‘ 70, dopo 4 anni di attività, senza aver ricevuto neanche una lira dagli Enti locali;
NO alla “Città in Cinema”, che aveva registrato migliaia di presenze in città e con una eco su cui non spendo una parola;
NO a fare dell’Aquila la capitale delle nuove tecnologie applicate alla televisione, dopo il primo convegno mondiale sull’Alta definizione;
NO alla proposta di Carlo Rambaldi per creare all’ex mattatoio una Scuola per gli effetti speciali;
NO alla proposta di Peppino Rotunno (direttore della fotografia di Visconti e Fellini) di illuminare L’Aquila in modo permanente, e a titolo del tutto gratuito;
NO alla prima Film Commission in Abruzzo, rimasta al palo, con contribuzioni tanto esigue quanto episodiche, dopo aver portato grandi produzioni cinematografiche.

Tutto questo, per quanto oramai appartenente al passato, è molto triste! Insomma, Signor Sindaco, anche se a lei non imputabili, non le sembrano eccessivi questi NO? Pur nelle difficoltà che tutti conosciamo, l’auspicio è quello di apprezzare in tutti i campi un Governo del SI, un chiaro SÌ VOGLIO SÌ, perché credo che alle nuove generazioni e al mondo del lavoro non possa più bastare l’alibi del “nessuno è profeta in patria”.

In conclusione, tornando all’Accademia, ciò che mi aveva chiesto di fare dopo il terremoto io l’ho fatto. Ora tocca a lei! Riannodi dunque quel filo interrotto prima del sisma, faccia valere la Legge Regionale n.100, salvaguardi il Distretto cinematografico con la Film Commission e La Lanterna Magica, salvi i posti di lavoro, visto che si parla tanto di stimolo alla crescita, anche attraverso il ripristino del cinema Massimo che l’Accademia ha ancora in gestione essendo il contratto prorogabile, perché interrottosi con il terremoto. Valuti serenamente il rapporto con la Scuola Nazionale di Cinema. Si faccia promotore, lei che dell’Accademia è stato Presidente e come candidato Sindaco ha inserito la salvaguardia della stessa nel suo programma elettorale, della ricostituzione del Consiglio di Amministrazione. Un Consiglio capace di accompagnare la ristrutturazione dell’Ente, evitando commissari straordinari o altre soluzioni catastrofiche, magari adducendo motivazioni tecniche per arrivare a una ingiustificata liquidazione della Scuola (ritenendo, ad esempio, quest’ultima responsabile di non aver presentato bilanci, scusa risibile se si considera che chi doveva non ha nominato un nuovo Consiglio di Amministrazione, creando così un vuoto amministrativo).

Faccia di quel SÌ VOGLIO SÌ il giusto viatico per il governo della Città, non vanifichi gli sforzi miei, degli impiegati, di un Consiglio di Amministrazione da lei presieduto e che, insieme ai Revisori dei Conti, ha avuto sempre un comportamento onesto e disinteressato. E’ necessario, oggi più che mai dopo il terremoto, evitare la dispersione di ogni patrimonio, compreso quello oggetto del presente documento. Se dovesse accadere, si creerà un vero e proprio vulnus in città per qualcosa che c’era e oggi non c’è più. E verrà il giorno in cui un ricordo o una persona, un manifesto o un premio Oscar in televisione, riporteranno a galla questi momenti in cui si sarebbe potuto operare. Dunque, Signor Sindaco, in nome di quel SÌ VOGLIO SÌ vada avanti e difenda a denti stretti tutto il patrimonio culturale della città. Sono convinto che quel SÌ VOGLIO SÌ aprirà la strada solo a consensi. E chissà che non sia felice per la citazione anche Joyce, visto che SÌ VOGLIO SÌ sono anche le ultime parole del suo Ulisse.


28 Luglio 2013

Categoria : Cultura
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