Dalla collina al mare, urla e grida contrapposte a sorrisi e inaugurazioni
(di Stefano Leone) – Così come si provocano o si celebrano i dolori, dando loro importanza, nello stesso modo questi scompaiono quando se ne distoglie l’attenzione. Tutti gli uomini sanno dare consigli e conforto al dolore che non provano. E, mentre la gioia rende l’uomo socievole, il dolore lo allontana dagli altri. Ieri pomeriggio, la lontananza dagli altri è risultata siderale nonostante, nella realtà, brevissima. Villa Cipressi di Città Sant’Angelo, Riviera sud di Pescara. Distanza 28 km metro più metro meno. A Villa Cipressi di Città Sant’Angelo, sulla collina del dolore, ancora si cercavano, poi trovati, i corpi, ormai dilaniati, dei tre dispersi che ancora mancavano all’appello della disastrosa esplosione di giovedi scorso, 25 luglio 2013. A Pescara si tagliava il nastro per l’inaugurazione del restyling della riviera sud stessa e della nuova fontana La Meridiana. In contemporanea sulla collina del dolore si soffriva e si penava per la vita, sulla riviera di Pescara si gioiva e ci si rallegrava tagliando nastri. Il Sindaco l’ha definita una giornata di festa, “il primo punto d’arrivo di un percorso lungo, cominciato circa tre anni fa”. Non più tardi del giorno prima, subito dopo la tragedia, una nota ufficiale dei suo Ufficio dichiarava il cordoglio e la vicinanza alla famiglia, suo personale e della Giunta tutta. Viene da chiedersi se non sarebbe stato un gesto tangibile ed apprezzabile rimandare la celebrazione inaugurativa, in nome e memoria di quelle quattro vittime e di una intera famiglia, dilaniata nel cuore e negli affetti. Città Sant’Angelo piange i suoi concittadini proprio in questi giorni di festa, dedicata ad una delle sagre più note e frequentate d’Abruzzo dall’Etna al Gran Sasso. E Pescara che ne è capoluogo? Un’altra occasione nella quale la politica scivola volgarmente sulla vita di cittadini in nome dei quali sempre parla e si appunta medaglie. Una scivolata che crediamo senza premeditazione ma pur sempre poco garbata e per nulla edificante. Cosa sarebbe cambiato se, quel punto di arrivo, fosse stato inaugurato magari lasciando passare qualche giorno? Nulla. Sarebbe stato un gesto di vera vicinanza, di cordoglio partecipativo concreto per nome e per conto di cittadini che non ci saranno più e per quelli che, a loro legati da affetti parentali, sono rimasti e ricorderanno per sempre. Anche la politica, che vive e si nutre di celebrazioni e medaglie, bisognerebbe avesse presente che la coscienza è una suocera, le cui visite non finiscono mai. D’altronde, avere la coscienza pulita, è segno di cattiva memoria.
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