Il commercio muore, colpa solo della crisi?


L’Aquila – Uno che decide di fare un regalino alla moglie non va in gioielleria, ma dal fruttivendolo. Si sa che la frutta è costosa e scarsa, e nessuno spiega il perchè. Commercianti, e loro organizzazioni, continuano semplicemente a sparare prezzi da rapina e credono così di portare in cassa qualche euro. Sbagliato. Se i prezzi salgono oltre misura, semplicemente la gente non compra più: tanto facile da capire, meno che per i commercianti.
Entriamo in una frutteria e verdureria tra quelle che dovrebbero essere ben fornite, e occhiamo delle pere dall’aspetto magnifico: colorite e ad ampie chiazze rosso carminio. La qualità dovrebbe essere ottima. Prezzo? Assurdo: 3,58 euro al chilogrammo, mentre per vari tipi di mele ci si “limita” a 2,58 euro. Forzando l’istinto, prendiamo cinque o sei pere e andiamo a pagare: quasi 6 euro, prezzo per chilo sullo scontrino 3,78 e non 3,58. E’ stato aggiornato, ci spiegano, non abbiamo fatto in tempo a cambiare l’importo sul cartellino al banco…
Uno dovrebbe già impuntarsi e chiamare la Finanza, ma lasciamo andare. Semel in anno licet insanire, e poi è un piccolo regalo, non guardiamo alla spesa. Il piccolo regalo si rivela più che altro un insulto, perchè tutte le pere comperate sono farinose, di cattivo sapore e all’interno scure, color marrone. Una volta si diceva che la frutta ridotta così era “mèzza”. Non torniamo dal fruttivendolo con le pere aperte per mostrargliele, sappiamo già cosa risponderebbe: “Mica sto dentro le pere, io”.
La verità è che quella frutta non è fresca, proviene da chi sa quale magazzino, è stata tenuta in frigo ed è piena di conservanti la cui scadenza è stata persino superata.
Riflettiamo: se il commercio muore, boccheggia, annaspa, la colpa non è sempre e tutta della crisi. Diamo una lezione ai sapientoni e ai cervelloni dell’economia, che chi sa quali astruse spiegazioni ci fornierebbero, paroloni zeppi di inglesismi per non far capire nulla a chi vorrebbe capire.
Semplicemente, per l’intera stagione, non acquisteremo più nemmeno un solo frutto. Caso mai, andremo da qualche contandino a comperare – se le troveremo – mele e pere colte dall’albero, abitate forse dal verme e beccate dagli uccelletti. E ci auguriamo che anche altri facciano la stessa cosa. Non comprino frutta. Non comprino ciò che aumenta in modo esagerato, lascino pure le merci dove si trovano. Ad un certo punto, chi strozza i consumatori (rifilando loro anche merce avariata o di pessima qualità, senza dire che non è fresca) dovrà accongersi che l’offerta va modificata. O che la merce va gettata via, perchè invenduta.
Se sapesse quanta frutta e verdura gettiamo via ogni sera, perchè si è guastata…” dice quasi piangendo un fruttarolo in un supermercato, ogni volta che ci vede. La prossima volta gli sapremo rispondere: “Se sapesse lei quanta ancora dovrà gettarne via…”.


24 Luglio 2013

Categoria : Cronaca
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