Principi e Papi
(Di Carlo Di Stanislao) –
Nel caso del nonno, ancora principe di Galles a 65 anni d’età, ci volle un mese per scegliere il nome. E se è già in linea di successione il numero tre, dopo il nonno ed il padre e prima dello zio Henry, chiamato un giorno Re del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, di Antigua e Barbuda, Australia, Bahamas, Barbados, Belize, Canada, Grenada, Giamaica, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine, Isole Salomone, Santa Lucia e Tuvalu e, ancora, capo del Commonwealth e governatore supremo della Chiesa d’Inghilterra, comandante in capo delle forze armate e signore dell’Isola di Man, gli manca la cosa più semplice, un nome.
Doveva nascere il 13 ma si è fatto aspettare, come si conviene ad un re, in cuspide fra Cancro e Leone, nato soto il segno cinese del Serpente che dona saggezza e perspicacia.
Il peso perfetto alla nasxcita, 3 chili e 800 grammi, come si conviene ad un campione, fin dalla sua comparsa nel mondo.
Il parto è avvenuto alle 16.24 ora di Londra, le 17.24 In Italia, e il padre, William vi ha assistito , per poi dare personalmente l’annuncio alla regale nonna, che ha commentato: “non potremmo essere più felici”.
Ma, come dicevamo, cresce l’attesa sul nome, dal momento che, tutti lo sanno, nelle grandi tradizione ad esso è legato il destino di chi lo porta.
Si dice anche che la sua vita, contrariamente alle dichiarazioni, inizi male, dal momento che la potentissima nonna-regina, avrebbe preferito una femmina.
Nell’ottobre del 2011, infatti, ella fece pressione per cambiare alcune regole per la successione al trono: nel dettaglio, il sesso maschile non dava più alcuna precedenza sugli altri nella linea di successione.
Quanto al nome nulla è trapelato, poiché per tale scelta c’è un cerimoniale strettissimo, anche se William e Kate potrebbero decidere di disattenderlo.
“Il nome verrà comunicato a tempo debito”, ha tuonato Buckingam Palace, sicché dopo il toto scommesse sul sesso, ora scatta il toto nome.
Comunque, qualsiasi nome si scelga, il principino neonato ed ancora non “nominato”, ha già fatto incassare alla corona 283 milioni di euro, meno che per le Olimpiadi del 2012, ma molto di più del matrimonio di dei duchi di Cambridge, William e Kate, con la Royal Collection Trust che sta commercializzando un pigiama clonato dalla divisa delle guardie reali e un pannolino lavabile col marchio di Buckingham Palace, mentre la carrozzina scelta da Kate è già un cult come lo furono i vestiti premamam, da quelli sofisticati a quelli dal costo di 44 euro soltanto.
Più seria la cronaca delle prime ore di papa Bergoglio in Brasile, primo viaggio internazionale di Francesco I, munito di valigia che lui stesso ha portato e di quella umiltà che mancava da tempo alla chiesa.
Sceso all’aeroporto sale su una Fiat Idea non blindata, che però sbaglia strada e lo porta “in bocca” alla folla festante, con lui che, naturalmente, non si scompone, anzi, e gli incarati della sicurezza che incanutiscono improvvisamente.
Francesco chiede con forza lavoro per le giovani generazioni ed apostrofa duramente un giornaluista carioca, reo di aver scritto che “Dio è Brasiliano”, rispolverando la vecchia rivalità fra Argentina e Brasile.
“Avete già Dio brasiliano, volevate anche il Papa?”, gli dice Bargoglio, ma intanto sorride, visto che dopo la sua elezione al Soglio di Pietro, i suoi compatrioti dicevano che Dio (cioè Diego Armando Maradona) è argentino, così come suo Figlio (Lionel Messi) e che con lui Papa, la trinità poteva dirsi completa.
Intanto si apprende che la polizia brasiliana ha dissenescato un ordigno rudimentale trovato in un bagno di un parcheggio del santuario brasiliano di Aparechida, che papa Francesco visiterà domani.
Ma il Papa non se ne è detto colpito, non tanto quanto il fatto che imperversa la “cultura dello scarto” e non quella “della inclusione” e della notizia di un ferito e due arrestati negli scontri tra polizia e manifestanti a Rio de Janeiro, nella sede del palazzo Guanabara, nelle ore in cui si teneva la cerimonia di accoglienza.
I ragazzi della Gmg sono ovunque, ad applaudirlo, a sostenerlo e invece che da manifestanti, le scalinate del Teatro Municipal e del consiglio Comunale sono state invase da una moltitudine di giovani, gente comune e passanti, con uno sventolio brulicante di bandiere, soprattutto brasiliane, ma anche argentine, cilene, messicane e di tanti altri paesi latinoamericani.
Appena sceso dall’areo accolto dalla presidentessa Dilma Rousseff, il Papa ha riassunto il senso della sua presenza alla “Giornata mondiale della gioventù: “Siamo abituati – ha ha detto – a questa cultura dello scarto: con gli anziani che lasciamo da parte, come se non avessero niente da darci, e invece ci trasmettono la saggezza e i valori della vita, l’amore per la patria per la famiglia, tutte cose di cui abbiamo bisogno. Ma ora tocca anche ai giovani di essere scartati”. “Dobbiamo tagliare questa abitudine di scartare le persone”, ha ribaditi Francesco proponendo di dare vita invece a “una cultura dell’inclusione, dell’incontro, ad uno sforzo per portare tutti nella società”.
Oscoltandolo ho pensato che forse il nome migliore da dare al futuro re d’Inghilterra il nome di Giorgio, l’equivalente di Jorge, per augurargli di essere sempre dalla parte della gente, animato da compassione e senso di carità, che sono sentimenti magnifici per chi sia chiamato a governare.
Ed anche se Giorgio IV fu monarcvo ostinato, potrevbbe eriditare la tempra di quello precedente, della casata di Hannower, esemplare padre e marito ed eccellente monarca, che alleandosi con la Russia di Elisabetta, pose di fatto fine alla prima guerra moderna: quella dei “Sette anni”.
Ne sarebbe felice credo anche la regina, che vedrebbe rievocato suo padre, re Giorgio VI, obbligato a parlare in pubblico e destinato a lottare con se stesso e la balbuzie, vero artefice, con Churchill, della resistenza inglese contro in nazismo.
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