La vera storia di una “ridicola rinuncia”
L’Aquila – Riceviamo da Emidio Di Carlo, giornalista indipendente: “Detto da Lui verrebbe da crederlo. “La Bolla al Sindaco? Ridicolo”. La sentenza, nientemeno, che da Errico Centofanti dopo che il Sindaco Cialente, nei panni del padre-padrone degli aquilani ha deciso, per “grazia ricevuta”, che la “Bolla della Perdonanza” dovesse essere portata (in Processione) nella Basilica di Collemaggio solo con le proprie mani e non le mani di un popolano che …. avrebbe potuto impadronirsene per qualche museo sensibile al baratto per la casa perdita, alla spesa per la ricostruzione e, in ultima analisi, in quanto anticipato per il trasloco e il deposito dei mobili salvati dal sisma, somme la cui restituzione sfugge all’illuminato Sindaco Cialente?. Insomma la “Bolla” ora è nella mia custodia” e nessuno me la tocchi”. Del resto anche le “spoglie” del povero Celestino vennero rubate e… stranamente ritrovate senza che alcuno si sia mai interessato di individuarne il ladro. Tuttavia l’irriverente Centofanti ha lasciato tutti di stucco. Non tanto per il denunciato strafalcione storico, quanto per la “bordata” politica verso colui (o chi per Lui) che lo ha promosso, d’ufficio, al rango (spirituale o materiale?) del progetto (con preventivo spesa già dichiarato) per la scelta “europea” di L’Aquila Città della Cultura. Apriamo ancora le pagine del nostro libro. In fondo Cialente non aveva grande torto nel manifestare alla città (con “titoloni” sulla stampa) la “necessità” di rinunciare alla scelta del “Giovin Signore Aquilano” essendo scontata l’assenza dei giovani aquilani fuggiti in massa dalla città. Sulla scia dell’antica “rinuncia di Celestino”, di quella di Benedetto XVI, la nuova rinuncia (laica?) assicura la “Bolla” nelle mani dell’Ordine Pubblico che, certamente, la custodirà con “grande spirito di servizio”; anche se questo costringerà il Sindaco ad arretrare di qualche passo nei Cortei della Perdonanza.
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