Silda, stabilimento presidiato


Gissi – Ora sono soli con se stessi e con una fabbrica che doveva essere riportata in vita, riconvertita come si dice in gergo politico-sindacale, quando fioccanno le promesse e gli impegni, invece è morta, ferma, incapace di ogni attività. E’ la Silda, sigla vuota che ha preso il posto nelle insegne del vecchio marchio Golden Lady. Ad essere soli sono i lavoratori, senza soldi da mesi, che stanno presidiando lo stabilimento. Notte e giorno, seduti su sedie di plastica bianca. Si danno il cambio in turni, e vigilano soprattutto di notte. Temono che l’azienda compia un blitz e porti via dall’interno dell’opificio tutto ciò che può essere recuperato e utilizzato altrove. L’attesa è snervante e va avanti nel silenzio più assoluto. I lavoratori sono soli, nessuno va a trovarli, tanto meno politici e rappresentanti di istituzioni. I sindacati non sanno più cosa dire e fare: l’unico filo non ancora reciso è l’incontro che dovrebbe esserci a giorni al Ministero dello sviluppo: una parola grossa, per chi non ha presente nè tanto meno futuro. Un tempo c’era la Golden Lady, marchio prestigioso che produceva il meglio del voluttuario e della vanità femminile, a cominciare dalle calze sexy viste mille volte nelle pubblicità e su Internet. Del resto il nome la diceva tutta: golden lady, signora d’oro. Poi le calze sono volate via, delocalizzate dove conviene di più produrle. Un’altra sigla, Silda, ma nessuna ripresa. Impossibile. La Silda non è in grado. E comincia il calvario che dura tuttora, con il presidio della fabbrica, anche in una domenica afosa e sotto un cielo che minaccia il solito acquazzone estivo.
Si dirà: solo una delle tante sofferenze che costellano l’Abruzzo in recessione, in caduta libera. Certo, ma anche una delle beffe più clamorose e che colpiscono l’economia intera di un’area, decine e decine di famiglie.


14 Luglio 2013

Categoria : Economia
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