Cinghiali, meglio tardi che mai
Ofena – LETAME PRESSO LE SEDI ISTITUZIONALI? “CI PENSIAMO” – Scrive Dino Rossi del Cospa Allevatori: ” Si apprende dai media che la Provincia dell’Aquila si è decisa ad attivare il paino di selecontrollo, un piano che in realtà doveva essere approvato da tempo, sin dalla prima manifestazione contro i cinghiali organizzata da questa associazione, con il cinghiale appena ucciso in un campo di mais, trasportato nella sede regionale, con la cassa da morto. Una manifestazione imponente, con la quale la macchina politica iniziava capire effettivamente come stavano le cose. Tanto è vero che, venne istaurato un tavolo di concertazione tra gli enti preposti, parchi compresi, per il contenimento della fauna selvatica.
Ma come tutte le cose: quando si lascia la presa, l’osso scivola dalla bocca! Piano piano la cosa è andata scemando, anche se alcuni interventi sporadici le quattro province avevano iniziato a farli in quelle zone più interessate dai danni. Ma veniamo ad oggi. Un selecontrollo mancato per tutti questi anni che ha portato all’abbandono dei terreni nelle zone interne alle aree parco. Quindi, la concentrazione di animali riversa nelle zone limitrofe si è moltiplicata tanto da indurre gli imprenditori agricoli a rinunciare alla coltivazioni di alcune tipi di colture, di cui i cinghiali ne vanno ghiotti. Danni gravissimi alle aziende zootecniche abruzzesi, che solo in alcuni casi venivano indennizzati, in quanto non tutti gli imprenditori agricoli ne usufruivano. Oggi le cose sono cambiate: i cinghiali sono aumentati, di conseguenza pure i danni, anche alle colture meno appetibili. Le aziende sono in crisi e non si riesce a tirare avanti, non basta solamente attivare il slecontrollo, ma servono soldi subito, in quanto le aziende non hanno disponibilità finanziaria per anticipare l’indennizzo che gli enti rimborsano a distanza di anni.
Non è nemmeno giusto che gli agricoltori vengono indennizzati invece di essere risarciti, visto i costi di gestione per la conduzione dei nostri fondi agricoli. Serve un sostegno concreto e soprattutto una riduzione delle aree protette, in quanto quelle poche pianure che gli agricoltori coltivano, si trovano a ridosso delle zone protette vengono utilizzate come mangiatoie dagli animali del Parco. Abbiamo tre parchi nazionali ed uno regionale, più tutte le oasi di tutela: tanti carrozzoni che non hanno prodotto nulla, anzi, sono sanguisughe delle casse dello stato e della nostra regione, a discapito dei cittadini che si vedono ogni giorno aumentare la benzina, ticket, ma si tagliano i posti letto e si chiudono le strutture sanitarie, utili alla salute pubblica. In compenso si tengono in piedi strutture che assorbono tanti soldi per tutelare animali che in realtà non tutelano, in quanto sistematicamente vengono abbattuti da persone stufi di avere danni alle proprietà. Questo accade, perché i parchi fino ad oggi hanno tutelato solo i pacchetti dei voti e non gli animali.
Si spera che nei prossimi giorni, questa macchina politica miope, risarcisca i veri agricoltori, quelli che con la terra ci traggono reddito per le loro famiglie, cibo per i loro animali e contribuiscono a muovere l’economia. La notizia del letame davanti alle sedi istituzionali, piace ad un sacco di colleghi agricoltori e non è detto che a turno ci metteremo a scaricare letame, ma… “di quello dei porci.” Siamo in attesa di risposata da parte della Questura dell’Aquila”.
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