Due storie di donne: lavoro e terremoto


f085b4a4eb365fee[1]DUE STORIE DI DONNE, profondamente diverse, nell’Abruzzo della crisi e del terremoto. La prima a L’Aquila in una tendopoli, l’altra a Càsoli. Una donna di 106 anni e un’altra molto più giovane e alle prese con il lavoro, che fa la calzolaia.
L’AQUILA – Gioconda Mattia e’ una dei seimila aquilani che, nonostante il freddo rigido ancora sono costretti a vivere nelle tendopoli. Gioconda pero’ e’ un’ospite “particolare”: e’ nata nel lontano 2 aprile 1903 ed ha 106 anni e mezzo. Vive nel campo di Acquasanta. “Siamo stati trattati sempre benissimo – racconta la figlia Maria – i volontari sono stati un dono del cielo, ma il problema e’ che adesso non sappiamo dove andare e qui e’ arrivato il freddo. Ci avevano proposto di spostarci in un albergo a Rocca di Mezzo ma e’ evidente che per noi sarebbe stato problematico, vogliamo restare all’Aquila perche’ mia madre ha bisogno di continua assistenza”. Come tutti, anche la signora Maria e la sua famiglia sono in attesa delle graduatorie per i contributi di ristrutturazione: “Sono uscite le graduatorie – spiega – ma il nostro nome non compare”. La loro e’ una casa “B” in zona della Torretta. “Non vogliamo sfruttare la situazione a nostro favore – conclude Maria – fino ad oggi non abbiamo mai chiesto niente, ma finche’ non iniziano i lavori possiamo far ben poco e il freddo e’ gia’ arrivato”.
CASOLI – La chiamano, dopo il bel servizio Rai che le ha dedicato Umberto Braccili, Santina la calzolaia. Potrebbero chiamarla anche l’informatica calzolaia. Infatti Santina è una giovane che faceva l’informatica, e si occupava per una ditta di inserire dati nei computer. Poi tutto è finito, la ditta ha dovuto licenziare Santina che non si è persa d’animo. Ha pensato. di calzolai c’è semopre bisogno, visto che ormai non tutti possono ricomprarsi le scarpe quando si sono consumate. Santina è intelligente, ha imparato subito ciò che occorre, ha comperato dei macchinari, si è fatta una cultura ed ha aperto una bottega da calzolaia che va bene e le consente di vivere dignitosamente. Chi sa che le scarpe da risuolare non siano più interessanti dei computer che, notoriamente, sono macchine stupide. Se vivessimo in un paese serio, a Santina le autorità e la politica dovrebbero almeno dire grazie e conferire una medaglia, meglio un premio incentivo. Ma viviamo in un paese dove ti premiano… se qualcuno ti ha segnalato politicamente. Viva Santina, e viva Umberto che ha scoperto la sua bella storia.


15 Ottobre 2009

Categoria : Cronaca
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