San Giuseppe artigiano e l’oratorio
L’Aquila – IL PREZIOSO AIUTO DELLA TERRA DEI COSACCHI – Domani, lunedì 8, alle 17, San Giuseppe sarà uno dei monumenti restaurati e restituiti alla città , anche stavolta grazie alla generosa donazione di uno stato estero, il Kazakistan, del quale sarà presente l’ambasciatore in Italia. Angela Ciano ha curato questa nota sul monumento e sulla sua storia in città , inviandoci anche le foto che pubblichiamo.
“Il complesso monumentale di San Giuseppe Artigiano (già San Biagio ad Amiternum) e l’Oratorio di San Giuseppe dei Minimi.
La prima fabbrica dell’Oratorio di S. Giuseppe dei Minimi risale secondo l’Antonini al 1646, quando una parte della precedente chiesa di S. Biagio, posta in posizione perpendicolare rispetto all’attuale, venne ceduta alla Confraternita del Suffragio che vi costruì una piccola chiesa, mantenendo dell’antica chiesa di S. Biagio le due monofore ogivali ed il portale trecentesco, tutt’oggi presenti nella facciata principale su via di Roio. La chiesa fu aperta nel 1649, ma i lavori dovettero proseguire fino al 1701 quando vennero dedicati due altari.
La forma dell’edificio seicentesco non è nota, ma ipotizza l’Antonini che in base alla dimensione degli altari e delle riunioni che vi si svolgevano dovevano essere più grandi delle attuali. Con il terremoto del 1703 la chiesa venne gravemente lesionata, e nel 1708 la Curia Aquilana ne autorizzò il trasferimento nel sito dell’attuale chiesa di Santa Maria del Suffragio, all’interno della quale, dopo la sua costruzione avvenuta tra il 1714 ed il 1719, vennero traslati i due altari di inizio Settecento.
La Confraternita del Suffragio continuò a possedere ed utilizzare l’Oratorio, anche se in forma ridotta, sino alla seconda metà del ‘700. Nel 1770 l’edificio fu venduto alla Confraternita di S. Giuseppe dei Minimi, che nel 1819 acquistò anche l’adiacente chiesa di S. Biagio.
L’interno dell’Oratorio è tra i maggiori esempi barocchi della città , opera attribuita a Giovan Francesco Leomporra, architetto della facciata di Santa Maria del Suffragio. L’edificio settecentesco presentava una facciata barocca ed all’interno era privo di volta. Nel 1930, con un intervento ad opera di Alberto Riccoboni, vennero rimosse le forme barocche della facciata e riportata la muratura a faccia vista in continuità con la facciata posteriore di San Biagio; a lui si deve pure la realizzazione della grande finestra circolare presente sul portale trecentesco. Non si ha notizia se in quella occasione o in un intervento successivo venne rialzata l’attuale copertura con la realizzazione di quello che apparentemente sembra un cordolo sommitale in cemento. Mentre la volta a botte lunettata venne realizzata in occasione dei restauri realizzati alla fine del 1990 dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per l’Abruzzo.
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