Come ti distruggo il mare di anno in anno
L’Aquila – (di G.Col.) – Infuriano golette e dati ambientali talvolta allucinanti, talvolta appena attenuati da qualcuno di ambigua volontà , che punta a minimizzare e nascondere. Per esempio i sindaci dei centri costieri, che o restano muti e attoniti quando capita qualcosa, o scelgono di far garrire bandiere blu e altri vessilli più o meno elogiativi e confortanti. Ma quasi sempre palliativi, perchè in verità – sindaci a parte – di anno in anno c’è una sorta di malefica gara a chi distrugge di più. Cosa? Il mare, immensa fogna che, tirate le somme, riceve tutto e non sempre riesce a smaltire. Il mare infatti madre Natura lo ha fatto pieno di pesci e alimenti per quel deficiente pernicioso che è l’uomo. Non gli ha messo filtri e depuratori, se non quelli dovuti ai meccanismi biochimici.
I DATI? ALLUCINANTI – I dati? Eccoli. Il mare abruzzese è tra i peggiori lungo le migliaia di chilometri di coste italiane. Il mare abruzzese ha una dozzina di punti altamente inquinati, dunque velenosi e tossici (non sempre adeguatamente segnalati e vigilati), nove o dieci dei quali sono pericolosissimi. Guarda caso, là dove sboccano in Adriatico (altro che amarissimo, qui è luridissimo) i fiumi, i corsi d’acqua, i fossi e altri ricettacoli di immonde sostanze. Capaci di dare malattie. E che danno malattie. I divieti di balneazione? Qua e là ne compaiono, poi vengono divelti, tolti di mezzo, perchè i sindaci temono: la crisi morde, ci manca pure che i turisti si spaventino.
Quando accade qualcosa, nessuno si precipita a spiegare, precisare, dire le cose come stanno. I sindaci chiudono la bocca e spariscono, tutt’al più minacciando querele ai giornalisti. Oppure offrono pubblicità ?
OMBRINE E ALTRO – Nel mare abruzzese si trivella e si buca da sempre, e altre Ombrine incombono. Nessuno, in sostanza, riesce a fermarle. Del resto, i potenti giannizzeri del petrolio e del gas riescono a strappare a Roma permessi e scartoffie che li legittimano. C’è poco, o nulla, da fare per scacciarli. E poi i trivellatori, di solito, portano anche denaro e lavoro. Quindi… Un blitz di Goletta Verde contro Ombrina, come quello di oggi, 3 luglio, serve a poco. L’Abruzzo che non riesce a combinare il parco marittimo della costa teatina, può riuscire a fermare le Ombrine? L’Abruzzo che ha sempre sorriso ai cavalieri dell’energia dei fondali, non è certo capace, oggi, di puntare i piedi e alzare la voce. I cavalieri indossano grisaglie, cravatte regimental, borse griffate tra le mani. Eruttano dati e cifre, dimostrano ciò che vogliono, affermano che se consumiamo come cerebrolesi, da qualche parte l’energia si dovrà pur prelevare. Dai loro torto? Messa così, hanno ragione…
I FIUMI – In fondo, guardiamolo in faccia questo Abruzzo turisticamente idiota, ricco da madre Natura di beni incommensurabili, e dalla storia colma di monumenti e bellezze che tiene o chiuse o tra le erbacce, ma scombinato e scazonte su tutto il resto. Quale altra regione in possesso di tanta natura, e di tanto splendido mare, sarebbe restata priva di piani per le acque, di depuratori efficienti e funzionanti, di controlli, sanzioni, rigori (promessi a scoppio ritardato dall’ineffabile assessore al turismo), di sistemi di pulizia e controllo a monte delle acque?
Il mare (piccolo e lacuale come l’Adriatico) non può essere pulito, se vi si scaricano tonnellate al giorno di veleni e residui fecali da tutto l’interno dell’Abruzzo. Oltre alle bombe all’uranio, durante le ultime guerricciole, non dimentichiamo. Una cosa simile l’avrebbe capita anche l’ultimo saltafossi politico degli anni Sessanta. E’ oggi che, ogni estate, torniamo a fare i conti con la crisi idrica e l’inquinamento del mare. Mentre d’inverno e a primavera, facciamo i conti con alluvioni, esondazioni, allagamenti, fango, danni, che poi nessuno ripaga, o ripaga male e in ritardo dopo infinite diatribe.
ABRUZZO SCASSATO – Il nostro Abruzzo, in realtà , non funziona, si regge per scommessa, non pensa, non programma, non percepisce i pericoli, non ascolta gli esperti e delle Golette Verdi se ne infischia. Tutto in capo alla Regione, siamo d’accordo. Ma anche i sindaci di tutti i centri in cui ricadono i tratti di costa altamente inquinati, dove sono? Che sonni dormono, questi signori professionisti del lamento quando aspettano quattro euro di rimborsi spese danni da alluvioni? Dovrebbero, potrebbero, unirsi e urlare alla Regione: o ti muovi, o ti muoviamo noi. Prima di tutto togliendoti i voti alle prossime elezioni. Imminenti. Capita l’antifona?
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