Laura lascia il cuore nella città “spettrale”
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – (Foto inAbruzzo.com all’auditorium Piano del Castello, ore 16,45) – Una signora (anche una bella signora, alta, elegante e snella, nessuno glielo dice, lo facciamo noi) dai capelli bruni e dagli occhi scintillanti partecipazione e intelligenza. Ma soprattutto capace di obbedire al cuore. Laura Boldrini, terza carica dello Stato, non ha fatto una passerella come altri vip e personaggi istituzionali. A L’Aquila, che ha trovato spettrale e toccante, ha lasciato un po’ di cuore, ed ha parlato ai presenti nell’auditorium Piano al parco del Castello con linguaggio non da madre, ma da sorella maggiore che, vissuta nel mondo e tra le sue nefandezze come missionaria di pace e di coraggio, sa quel che vede e sa anche come descriverlo. “Sapete – ha detto – nella mia vita ne ho viste tante. L’Aquila è spettrale, rievoca scenari e luoghi bombardati, intrisi di dolore e sofferenza. Non credevo che fosse così. Oggi ho visto. Vi promette che ne parlerò, ne farò descrizioni, inviterò la gente a venire a vedere”. La voce anche commossa, in qualche momento spezzata, ma senza retorica e senza politichese. La Boldrini ammette ritardi, invita a tener presenti burocrazia e politica. Ma soprattutto dice a tutti: “Giovani, non andatevene, non rinunciate, non arrendetevi. Tutti insieme, anche con lo Stato e il Governo, si capisce, se ne può uscire”.
La signora della Camera, da politica di alto rango, ha ovviamente promesso aiuto, sostegno, interessamento, attenzione ai problemi e un contributo a cambiamenti (anche da parte dello Stato e della politica, naturalmente). Un cambio di metodi. Un adeguamento dei punti di vista, dei sistemi di erogazione e contabilizzazione delle risorse. “E’ amaro – ha detto la presidente – sentir parlare dopo 4 anni di tasse e bollette. Qualcosa non va, da qualche parte. Farò tutto quanto in mio potere”.
Vestita di grigio e nero, molto distinta, la presidente era seduta accanto al sindaco e alla senatrice Pezzopane. Più tardi, è arrivata anche la senatrice Blundo, che però è andata via mentre la Boldrini parlava. Stavolta, diciamolo ancora, non una passerella vippesca, ma la vista di un’amica dolce e comprensiva. Disposta a sentire e percepire, come non sempre i politici fanno.
Alla Boldrini hanno parlato il sindaco Cialente, il rappresentante della confindustria Cantalini, e per le associazione culturali Paravano. La sintesi: nessuno vuole elemosine, nessuno pretende la Luna. Solo ciò che è giusto, dato nel modo giusto, nel momento giusto, senza dover ricominciare estenuanti e defatiganti trafile, proteste, manifestazioni. La vita è un diritto, non deve essere obbligatorio urlare e strepitare (con le bastonate della polizia, peraltro) per avere riconoscimenti. E finalmente dal sincdacalista Trasatti una verità a lungo taciuta, oscurata, persino per colpa dei diretti interessati, come i costruttori: a L’Aquila sono stati spesi miliardi, sono stati fatti affari, c’è stato lavoro e lucro, ma solo per imprese venute da fuori. Briciole per i locali. Una stortura che grida vendetta e che emana cattivo odore. La conferma? Gli spaventosi numeri della cassa integrazione, della disoccupazione, del precariato (ultima dose letale, quella inflitta dalla Provincia a 40 suoi precari impiegati nella ricostruzione e sbattuti via senza appello), dell’incertezza sul futuro. “Giovani, non andatevene” esorta la Boldrini.
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