Teatro romano: progetti sì, ma i soldi?
Teramo – (Foto newsabruzzo.it e il corriere d’abruzzo) – Da decenni niente di niente, ora pare arrivata l’ora, anche se il tempo che ci vorrà sarà ancora tanto. Siamo, infatti, solo ai progetti di recupero (e i soldi?) del teatro romano nel cuore della città . I progetti, alla scadenza del termine prefissato, sono 14, opera di specialisti e gruppi di specialisti non solo italiani. Per recuperare le vestigia esiste un’intesa risalente al 2009 (quindi già quattro anni abbondanti) tra Regione, enti locali, fondazione Tercas, sovrintendenza archeologica d’Abruzzo. Ma con i progetti non ci si trova che a metà (o forse meno) dell’iter, percheè ora dovrà essere insediata una commissione, che dovrà scegliere. E figuriamoci se sarà facile… e indolore. A dare un indirizzo di massima fu, in passato, il direttore della Scuola di specializzazione dei beni architettonici, prof. Giovanni Carbonara della Sapienza di Roma. In sostanza, il recupero per quanto possibile della cavea (il catino del teatro), verde, demolizioni di due palazzi (Salvoni e Adamoli), riqualificazione dell’intero sito archeologico magnificamente inserito nel centro storico, quindi un autentico tesoro.
Per il sindaco Brucchi “cambieranno il volto e anche i processi economici e culturali della città di Teramo”. Un piccolo dettaglio. Nessuno dice, infatti, se i soldi per un intervento così importante ci sono o meno. Nè, se ci sono, dove sono. C’è da avere parecchie perplessità , in tempi di magra forsennata, come quelli in cui ci dibattiamo come pesci sulla battigia.
STORIA – Il teatro romano va distinto dal vicino anfiteatro, quest’ultimo circolare, mentre il primo è semicircolare, secondo le storiche differenze tra edifici di questo tipo. Fu edificato forse nel II secolo dopo Cristo. In tempi moderni, l’ignoranza comportò molti danni: divenne una cava di materiali lapidei, quindi sorsero degli edifici sulle sue vestigia. Un disastro. Di recupero e restauro si parla da quasi 80 anni, senza alcun risultato pratico. Bisogna quindi dare atto agli amministratori attuali di aver almeno avviato l’iter che, forse, potrà produrre qualche risultato.
Nel 1934 “il podestà Giovanni Lucangeli – si legge su Internet – avviò la demolizione degli edifici sorti su parte del Teatro romano, il cui isolamento e recupero era stato progettato dagli ingegneri Sigismondo Montani e Andrea Cardellini. Nel corso dei lavori si arrivò a distinguere il Teatro romano dal limitrofo Anfiteatro di cui parlavano il vescovo Ricci e Friedelander.
Il ministro dell’Educazione Nazionale (della Cultura) Giuseppe Bottai si recò a Teramo per un sopralluogo al Teatro e alle prime emergenze dell’Anfiteatro, prendendo la decisione di finanziare il recupero di entrambi i reperti romani. La demolizione fu interrotta a causa della guerra e i finanziamenti andarono perduti. Fino ad oggi è stato possibile riportare alla luce solo il tratto orientale del palcoscenico in quanto la zona circostante è edificata”.
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