Imprenditori a Chiodi: chiedici qualcosa


Chieti – INOPERA, CHIODI COLLOQUIA CON IL MONDO PRODUTTIVO – “Oggi voglio fare un esperimento: ribaltare i ruoli e domandarti: tu cos’hai da chiedere a noi imprenditori?”. Con questa domanda di Giuseppe Ranalli, presidente di Cdo Abruzzo Molise, al governatore della Regione Gianni Chiodi, si è aperta l’edizione 2013 di InOpera, l’evento dedicato alle relazioni tra imprese, istituzioni ed operatori economici locali. Un dialogo intenso, quello che si è svolto al Centro Espositivo della Camera di Commercio di Chieti, che ha coinvolto il folto parterre di addetti ai lavori.
E il Governatore si presta all’esperimento: “Parto da quello che c’è scritto sulla tua maglietta – dice Chiodi rivolto a Ranalli (che è anche presidente di Tecnomatic, ndr): ‘La conoscenza crea valore’. Non è possibile avere opinioni, muovere critiche, elaborare progetti, se non si conosce quello che accade attorno a noi. E mi riferisco alla politica, ma soprattutto al reale. Inizio col farvi una domanda – incalza Chiodi -: qual è il grado di modificabilità del reale che una classe politica può avanzare? Noi politici abbiamo delle responsabilità, certo, ma è solo una parte della classe dirigente. C’è una corresponsabilità a lungo termine che non si può scambiare con la responsabilità di una legislatura e di un qualunque mandato elettorale. Siamo tutti parte di un ecosistema sociale ed economico, ognuno deve fare la sua parte. La responsabilità è di ciascuno di noi: ecco perché tutto deve ripartire dalla persona”. L’esperimento lanciato da Ranalli e raccolto da Chiodi centra subito il tema: “L’impresa rinasce dalla persona. La persona rinasce in un incontro”, è infatti il filo conduttore di questa edizione di InOpera, che ospita circa cento imprese impegnate in incontri b2b, workshop e interfaccia tra attori economici ed istituzioni. Nel parterre istituzionale anche la senatrice Federica Chiavaroli, il consigliere regionale Emilio Nasuti e il presidente della IV Commissione permanente Industria, Nicola Argirò.
“Occasioni come quella odierna sono importantissime – ha detto Ranalli aprendo i lavori – perché è essenziale ogni tanto trovare il tempo di alzare la testa dal tornio, o dalla scrivania, e volgere lo sguardo agli altri, per trarre beneficio dall’incontro e dal confronto, come individui prima ancora che come lavoratori”.
Ranalli invita i presenti a non censurarsi, a porre al Governatore le domande utili al confronto: “Vi invito a incrementare il valore aggiunto di questo momento dedicato all’incontro. Mi piacerebbe che tra il prima e il dopo di questo momento, accadesse nelle vostre vite qualcosa di significativo. E questo può accadere solo dialogando e aprendoci agli altri”.
Il Presidente di Cdo sottolinea che “L’altro non è un nemico di abbattere, ma un alleato attraverso cui crescere” e invita alla riflessioni citando Robert Kennedy: “iniziamo a chiederci cosa noi possiamo fare per il nostro Paese, e non quello che il Paese può fare per noi”.
“Alla nostra generazione è chiesto di ricostruire e dobbiamo sperimentare il gusto e l’onore di farlo non solo per nostri figli, ma anche per noi. La prima costruzione attiene al nostro Io, non possiamo far nulla se prima non partiamo da noi e dalle nostre aperture agli altri. Oggi siamo qui per questo”, conclude Ranalli.
Il dialogo si sposta poi, necessariamente, sulla crisi: “La crisi è una condizione strutturale – dice Chiodi – che non cambierà nel breve termine. Non è solo finanziaria, legata ai titoli tossici americani. Le nostre imprese perdono quote di mercato e le perdono perché hanno costi più alti dei concorrenti, a partire dai costi della manodopera. Non siamo competitivi nello scenario internazionale. Il mercato del lavoro non è flessibile, le tasse sono troppo alte, la spesa pubblica non ci consente di ridurle”.
Ancora Chiodi: “L’Abruzzo non si differenzia dal contesto nazionale, noi alcune asperità le abbiamo anzi vissute prima rispetto al resto del Paese. Il contesto è difficile, ma non possiamo prendere le distanze da quanto accade. Le favole non insegnano che i draghi esistono , le favole sono utili per i bambini perché insegnano ai bambini che i draghi possono essere abbattuti. Chesterton I nostri tre draghi sono disoccupazione, la rassegnazione, i privilegi, il capitalismo clientelare enormi di alcune caste. Sono questi i draghi che dobbiamo abbattere. Introduco un tema: crescita hard e crescita soft: oggi tutti parlano di infrastrutture materiali, come se esse soltanto potessero aggredire i mercati. E queste richedono costi altissimi. Ma c’è qualcosa che costa poco, ed ha una ricaduta molto più importante e di lunga durata e immediata: noi abbiamo bisogno della crescita soft: ricerca, internazionalizzazione, ecc. 800 mld di euro di spesa pubblica ed è fatta da quattro voci: stipendi pubblici, previdenza sociale, sanità e gestione del debito, non gli interessi, ma la quota capitale di debito che va restituita assieme agli interessi. Il modello di welfare che abbiamo costruito in Europa oggi è fallito perché cittadini e imprese non possono più sostenerlo. Il momento è difficile, ma non devono essere occasione di divisione. Ciascuno deve fare il suo dovere”.


28 Giugno 2013

Categoria : Economia
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