Attenti alle repliche… che penosa novitÃ
Stringe il cuore sentire quella sfortunata gente toscana in tv, voci spezzate dalla paura, parole disperate di qualcuno che dice: “E’ impossibile convivere con il terremoto…”. Stringe il cuore a tutti, di più a noi abruzzesi. Noi che viviamo osservando i bollettini sismici tanto simili ai nostri, a quelli del 2009. Una scossa forte (per buona sorte, meno forte del nostro 5,8 ml o 6,3 mw), e tantissime più o meno forti che si ripetono. Ieri, come oracolo, la voce di Gabrielli: “E’ probabile che lo sciame duri, che ci siano altre scosse”.
Ci pare, senza mancare di rispetto a nessuno, che quasi sempre sia meglio star zitti che inzuppare il biscotto nella banalità , così, tanto per esserci. Volete più chiarezza? Eccola: avrebbe fatto meglio, Gabrielli, a non dire nulla, o forse solo a ricordare lo sciame aquilano durato circa 3 anni. Come caso assimilabile, perchè in sismologia due casi identici non esistono. Come non esistono due malati identici, o due visi umani identici. I silenzi, invece, possono essere identici, quando sono… d’oro.
Gabrielli non sa, forse, cosa dicevano i nostri vecchi quando c’era la scossa, cioè spesso (la nostra vita è costellata dai ricordi sismici). Appena beccata la botta e ingoiata la paura, con fuga quasi sempre, i vecchi si scambiavano queste parole: “Attenti alla replica”. Ovvero: non c’è un terremoto locale con una sola scossa. Solo, talvolta, apparentemente, piccole scosse isolate (ma gli strumenti ne rilevano sempre altre). Ogni terremoto è sempre preceduto e seguito da molte scosse: sciami sismici. Allora, le chiamavano repliche e qualche volta erano anche forti o molto forti. Lo sanno anche i sassi, i tronchi di quercia, i tordi, le tegole, le sorgenti, i prati, le montagne. Persino qualche studente di scienze. Perchè tacere, o dire banalità , quando alla gente andrebbe solo dato un avviso: siate prudenti, non pensate mai che sia finita lì. Nei film americani dicono sempre: “Ora è tutto passato”. Ma, si sa, sono film notoriamente ridicoli.
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