Banche, ecco come ti aiuto la ripresa
L’Aquila – Si fa un gran parlare, più che altro sparlare, della necessità di aiutare i pochi coraggiosi che scelgono di restare e di continuare a mandare avanti – con enormi sacrifici – delle aziende agricole. Ma, nella realtà , le cose stanno assai diversamente da quello che si sente nei talk show tv e in bocca ai politici. Ecco cosa ci scrive un imprenditore agricolo che gestisce la sua azienda in un centro dell’Aquilano. Se qualcuno lo desiderasse, abbiamo nome, cognome e indirizzo. La lettera: “Cari Inabruzzo.com, cambiate nome al vostro giornale, chiamatelo Non-inabruzzo.com.
Ho un’azienda agricola e di recente doveva pagare 2.700 euro. Nel mio conto presso una importante banca che ha sede a Pescara in quel momento non avevo valuta sufficiente per coprire l’assegno da me emesso, mancavano poco più di 1.000 euro. Ho chiesto alla banca un attimo di respiro, dicendo che, venduto qualche prodotto, avrei coperto l’assegno. La banca non ha aspettato un attimo e lo ha mandato dal notaio, dove si paga il 10% in più della somma comparsa sull’assegno per ogni giorno, prima del richiamo dell’assegno per la copertura. Mi hanno in pratica strozzato, almeno mi avessero fatto pagare il 10% sulla differenza tra la somma tratta e quella presente nel conto… No, tutti i 2700 euro. In questo modo si stringe il cappio attorno al collo e, invece di aiutare, si tira la corda.
Se avessi dieci anni di meno lascerei questo paese e questa regione correndo come il vento per non tornarci più, con una becca pernacchia alle banche, ma soprattutto alla politica che ci ha prima ridotti sull’asfalto e ora ci prende anche in giro. Sfortunato chi è italiano, sentite me”.
(Ndr) – Naturalmente è uno sfogo dettatato dall’amarezza di un momento difficile. Ma un fondo di verità c’è, e sempre più spesso sentiamo dire da chi è ancora in età non molto avanzata: peccato non essersene andati via dall’Italia. Peggio di così…
Non c'è ancora nessun commento.