Biotech, chances per l’Italia
L’Aquila – “Il futuro e’ biotech. E l’Italia ha una grande chance. I farmaci biotecnologici sono gia’ oggi il 20% di quelli in commercio e il 50% di quelli in sviluppo. In molti casi rappresentano l’unica possibilita’ di cura per patologie rilevanti e diffuse come anemia, fibrosi cistica e alcune forme di tumore. E sono tra le principali risposte alle malattie rare, per lo piu’ di origine genetica”. Lo ha detto Eugenio Aringhieri, foto, presidente del Gruppo Biotecnologie di Farmindustria, nel corso del convegno in corso di svolgimento a L’Aquila.
“Il nostro Paese – ha rilevato – ha tutti i presupposti per rivestire un ruolo da protagonista nel biotech: in primis con le competenze, per poi proseguire con i 109 farmaci disponibili, i 67 progetti discovery e i 359 prodotti in sviluppo. Le imprese del farmaco biotech che operano nel nostro Paese rappresentano il 43% del totale e incidono per l’85% sul fatturato complessivo dell’intero comparto biotech”. Per Aringhieri “la due giorni del convegno “vuole quindi contribuire alla presentazione del biotech, settore dalle grandi capacita’ innovative, nel quale, a livello nazionale, emergono le tre imprese del farmaco con sede a L Aquila (Dompe’, Menarini, Sanofi). Aziende che, proprio a L Aquila, nel 2012, a fronte di 80 milioni di spesa pubblica, ne hanno generati 115, dei quali 100 direttamente (25 milioni di investimenti, 60 per stipendi e contributi, 15 di tasse) e 15 con l’indotto, con un tasso di rendimento del 45%. Risultati di primo piano per una Regione che puo’ contare anche su altre realta’ importanti come l’Angelini a Pescara e a Chieti e l’ Alfa Wassermann a Pescara che pongono Abruzzo e industria farmaceutica in un rapporto di continua simbiosi”.
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