Quelle CASE dopo il terremoto…
L’Aquila – Scrive e riflette Ugo Centi: “Diciamoci la verità: le famose “CASE” post terremoto a L’Aquila, quelle che di fatto hanno “moltiplicato” la città sul territorio, erano esse stesse l’esemplificazione non detta, ma costruita, che la città storica sarebbe stata non dico non ricostruita, ma ricostruita con molta, molta calma.
Attenzione, lo sto dicendo senza la minima polemica. Può darsi pure che senza quelle case oggi la gente starebbe ancora nelle tende. Non lo so: può darsi come non può darsi. Certo si poteva agire diversamente: ricostruire prima le case di periferia, fare un discorso diverso sui fitti, e così via. Ma è chiaro che se tu hai una casa rotta e te ne danno una nuova “provvisoria-definitiva”, vuol dire che quella sfasciata te la rifaranno con una certa comodità, se non altro perché la spesa per il “provvisorio-definitivo” è stata di ben 185 mila euro ad alloggio!
Questa “verità” non si dice, ma era prevedibilissima. Quante case ci saranno a L’Aquila quando tutte saranno ricostruite? Basteranno per due o tre città. Quanti studenti dovranno ospitare per affittarle tutte? Quanti sodi dovranno avere per far fronte ad un mercato edilizio elefantiaco? E con le condizioni di lavoro attuali, dov’è tutta questa moneta in circolazione per “accontentare” un mercato simile? Il punto è questo: chiedere il nuovo più il vecchio più il vecchio-nuovo è chiaramente politicamente conveniente. Ma può reggere?”.
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