Allergologia a tutto tondo


(di Carlo Di Stanislao) – Le allergie e le persone che ne soffrono sono in costante aumento. Basta guardarsi intorno – e ormai non solo più in primavera – per rendersene conto. I disturbi da allergia negli ultimi anni sono stati oggetto di un vero e proprio boom. Si conta che nel mondo occidentale circa 1 adulto su 3 soffra di allergie, con un tasso che arriva addirittura al 40-45% nei bambini. Una “malattia” moderna, in costante aumento, se si considera che 200 anni fa non era presente in letteratura scientifica neppure un caso di allergia. Per trovare riscontri bisogna far capo al primo caso di “hay fever” (raffreddore da fieno, in inglese) riportato sulla rivista scientifica The Lancet nel 1819. Ora va detto che fino a poco tempo fa, l’allergia era considerata in medicina un difetto dell’organismo, mentre oggi è possibile parlare di allergia come difesa, come un fenomeno normale in tutti. Tutti nasciamo allergici e intolleranti a tutto, dagli acari ai pollini. E’ solo il controllo attivo del singolo individuo a fare la differenza tra chi mantiene la tolleranza (il sano) e chi questa tolleranza la perde diventando appunto allergico e intollerante. Dunque l’allergia può essere vista come un segnale di perdita di controllo che richiede attenzione per impostare un cambiamento terapeutico. Per esempio, se prima il legame tra allergie e cibo era visto solo come marginale, sempre di più la letteratura scientifica punta l’attenzione sull’infiammazione da cibo come una delle componenti più importanti della reattività allergica. E benché l’alimentazione abbia il suo peso, anche l’ambiente in cui viviamo – spesso nostro malgrado – ha la sua influenza, e più di quanto si possa credere. Lo stile di vita, il vivere in un luogo piuttosto che un altro può pertanto divenire un fattore scatenante la reattività allergica. In pratica gli agenti inquinanti e altre sostanze potrebbero essere eliminate più tranquillamente se l’ambiente ci desse tregua. Un altro degli aspetti più interessanti riguardanti la moderna allergologia è quello evidenziato già nel 2001 dalla compianta e premio Nobel Rita Levi Montalcini al Congresso Europeo di allergologia tenutosi a Berlino: l’importanza, nella reattività allergica, degli aspetti emozionali. Un particolare stato emotivo potrebbe dunque influenzare sia in positivo che in negativo le reazioni allergiche di una persona. Nel 1986, in effetti, Rita Levi Montalcini fu insignita del Premio Nobel proprio grazie alla scoperta dell’NGF (Nerve Growth Factor), citochina che viene prodotta dall’organismo in seguito a momenti di forte cambiamento vitale capaci di moltiplicare per diverse volte la reattività allergica di una persona. Per queste ragioni primarie, l’allergia a una o più sostanze può essere vista come un segnale di allarme in un individuo nei confronti di fattori esterni legati anche all’ambiente, allo stile di vita e ad aspetti emotivi che il corpo ci suggerisce chiaramente di non poter più tollerare, provocando pertanto una sorta di infiammazione.Tornando alla relazione allergia-ambiente, è ormai noto che li inquinanti rilasciati dai motori diesel, insieme ad altri elementi, producono un certo livello di infiammazione delle mucose, favorendo la penetrazione degli allergeni. Inoltrte i disastri ambientali, soprattutto quando si tratta di alluvioni, aumentando il numero di spore fungine nell’aria, provocano un aggravarsi sia della frequenza sia della gravità delle malattie allergiche. Ovviamente quello dell’influenza sulle malattie allergeniche (dall’asma alle rinocongiuntiviti, passando per tossi e infiammazioni delle vie respiratorie) è solo uno tra i tanti aspetti negativi dell’inquinamento atmosferico. Si somma, infatti, agli effetti immediati delle alluvioni, all’innalzamento del livello del mare, all’aumento dell’insorgenza di tumori come anche di malattie dermatologiche, dimostrando che il sottostimare gli effetti complessivi del nostro stile di vita “occidentale” sia per lo meno ingenuo. Va anche detto che le manifestazioni di allergia agli alimenti sono state osservate con maggiore frequenza nei paesi a più elevato tenore di vita in conseguenza al maggiore uso di alimenti di produzione industriale. E’ poi opinione di tutti gli specialisti che e vie respiratorie siano le più colpite: basti pensare alla rinite (“raffreddore da fieno”), alla tosse o all’asma allergica che talvolta coesistono accompagnate o meno a prurito e/o a lacrimazione oculare (congiuntivite allergica). Anche la pelle può essere la sede di fastidiose dermatiti o di orticaria accompagnate o meno da prurito, legate ad allergie. Circa la diagnosi essa deve essere molto accurata e possibilmente eseguita da uno specialista. Ancora oggi il test cutaneo (prick test) rimane l’indagine di primo livello; nel caso di coinvolgimento delle basse vie respiratorie (tosse, asma…) è utile un test funzionale bronchiale (Spirometria); entrambe le prove possono essere eseguite contestualmente nei centri più specializzati. Presso la UOSD di Allergologia del PO S. Salvatore, si eseguono sia test in vivo che, con la collaborazione del locale Laboratorio Analisi, in vitro, con ricerca non solo del tipo e livelo di allergia, ma determinazione delle interleuchine e dei Linfociti in grado di far comprendere la gravità futura di una patologia. L’Unità, inoltre, in cui operano specialisti in Allergologia e Immunologia Clinica e in Dermatologia, può effettuare particolari test (Patch-Test) per le allergie da conrtatto ed è in grado, in regime di “ricovero diurno (day hospuital), di valutare allergie ai farmaci, agli anesteticio locali e generali, al veleno di imenotteri (ape, vespa, cababrone) e al lattice, un problema sanitario emergente un con un crescente aumento di soggetti sensibilizzati in parte per una sempre maggiore diffusione dell’uso di guanti e di altri dispositivi in lattice, sia in ambiente sanitario, sia nella vita quotidiana (esempio: materassi, cuscini, indumenti, preservativi, eccetera) e che può rendersi responsabile
di reazioni che possono interessare la cute, l’apparato respiratorio e cardiovascolare e che, in alcuni casi, possono essere molto gravi o addirittura mortali.
Fra l’altro è stato proprio il personale di questa UOC, a descrivere il primo caso italiano di allergia crociata fra lattice ed alcuni alimenti come kiwi, banane, avogado e castagne.
Presso tale UOC si eseguono poi strisci congiuntivali (è l’unica struutura ad eseguirli in Abruzzo), per la diagnosi differenziale fra congiuntiviti allergiche e non allergiche e test dirinostimnolazione specifica, per differenziare le riniti croniche vasomotorie da quelle sui base francamente allergica.
Si studia, poi, con particolasre attenzione l’allergia al nichel, che è la causa più comune di dermatite allergica da contatto, una patologia che produce lesioni cutanee con eritema e vescicole prurigonse, che da poi luogo a croste e successivamente, se il contatto persiste nel tempo, si ispessisce e si desquama, screpolandosi ed assumendo un colore più scuro e determinando gonfiore (linfoadenite) dei linfonodi locali. La struttura è particolarmwente attrezzata per lo studio della sindrome sitemica da allergia al nichel (SNAS), caratterizzata dall’insorgenza di sintomi legati all’interessamento di vari apparati, consequenziali all’ingestione di nichel attraverso gli alimenti. Nella quasi totalità dei casi, la sindrome sitemica da allergia al nichel coesiste con una dermatite da contatto (DAC) da nichel.La DAC generalmente precede di qualche anno l’insorgenza dei sintomi sistemici, ma talora è concomitante e tanto modesta da non essere evidenziabile se non da un anamnesi accurata e mirata. Tali manifestazioni risultano più marcate in pazienti giovani, nelle quali il sintomo d’esordio e l’elemento diagnostico d’indirizzo rimangono la valutazione di una reazione cutanea a contatto con la bigiotteria (accessori metallici dell’abbigliamento, orecchini, piercing, cinturini di orologi, collane, bracciali, monete, etc). Quantità considerevoli di nichel sono contenute in svariati cibi.Il nichel, assunto per via alimentare contenuto nei cibi e anche nei contenitori metallici che contengono i medesimi, può nel tempo ingenerare vere e proprie reazioni infiammatorie croniche a livello gastrointestinale.
Nella struttura, allo scopo di trovare un rimedio di maggiore efficacia e dagli effetti più duraturi, si sta attuando una sperimentazione per valutare l’efficacia di una terapia iposensibilizzante orale al nichel nella sindrome sistemica, con un trattamento simile ad un “vaccino” orale, che contiene dosi inzialmente crescenti e poi costanti di solfato di nichel espresse in ng contenute in capsule aventi come eccipiente cellulosa ed assunte per via orale.
Infine, presso la UOSD, si esegui la terapia desensibilizante ad induzione rapida (rush) per veleno di imenortteri, che consiste e nell’iniezione sottocutanea di veleno in dosi crescenti per stimolare i meccanismi protettivi dell’organismo contro gli effetti di ulteriori punture; può essere condotta con modalità convenzionali o secondo uno schema di tipo rapido (rush therapy). Una volta raggiunta la dose di mantenimento di 100 microgrammi di estratto la terapia viene continuata con un intervallo crescente (da 1 a 6 settimane) tra le somministrazioni, per almeno 5 anni. L’immunoterapia con veleno di Imenotteri, per il rischio di reazioni, deve essere sempre eseguita in ambiente ospedaliero adeguatamente attrezzato e da personale esperto.
Da qualche anno, poi, ci si occupa, con test del siero autiologo, dei casi di orticaria cronica refrattaria ai trattamenti a genesi autoimmune ed ancora sensibilità chimica multipla, in cui l’esposizione a bassi livelli di ciascuna sostanza identificabile o non identificabile (inalata, toccata o ingerita) determina lo scatenamento dei sintomi vari, come: tachicardia, dolore toracico, sudorazione, respiro breve, astenia, vampate, vertigini, nausea, senso di soffocamento, tremolio, torpore, tosse, raucedine, difficoltà di concentrazione. Con la UOSD di Gastroenterologia della dott.ssa Patrizia Saltarelli, si studiano poi, con test orali, prick test su aluimenti freschi, ricerche sulla blastizazione dei Linfociti, IgE e IgG4, congiuntamente al breath test, i fenomini di allergia e di intolleranza alimentare, materia controversa dietro la cui etichetta si nascondono spesso coliti croniche o altre sindromi di maleassorbimento.


07 Giugno 2013

Categoria : Scienze
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