Se per vivere occorre urlare, urliamo
Non è frequente per un cronista individuare buona politica nel pentolone della politica. Che non contiene, di solito, granchè di buono. Due politici aquilani, Cialente e la Pezzopane, hanno gridato a squarciagola per la loro città , per strappare allo Stato i denari necessari per ricostruire il cuore e l’anima dell’Aquila. Ci sono riusciti, aiutati da altri buoni politici, e significa che adesso sì, si può sperare, la ricostruzione comincerà . Cialente con dosata maestrìa teatrale ha interpretato – con il cuore, sicuramente – la disperazione pronta a tutto, anche alle barricate. Ha adoperato tricolori e fasce, ha toccato i tasti delicati della sensibilità popolare, ha infilzato palazzi e vip romani costringendoli alle reazioni più grossolane, compresa quella – improvvida davvero – di “licenziarlo” da sindaco. Ma ha anche saggiamente colloquiato con Enrico Letta, che, nipote di tanto zio, è di certo persona razionale, misurata, consapevole. La senatrice Pezzopane non ha mai perso la calma (la sua forza più autentica), ha lavorato ai fianchi burocrati e pezzi da novanta nei meandri della macchina statale, ha ottenuto appoggi decisivi, ha lavorato senza mollare un attimo, senza sproloqui. Lei, al massimo, adopera gli sms. Tipo messaggio del fisico Fermi quando la pila atomica funzionò, a Chicago: “Il bambino è nato”. Diciamolo, una volta tanto: persone in gamba, buoni politici, gente che si dà per chi l’ha votata ma soprattutto per beccare risultati.
Ma c’è il rovescio della medaglia, che rende amara l’esistenza. Se per avere licenza di vita, bisogna urlare, lanciare in aria tricolori, “smuovere le montagne” come dice la Pezzopane oggi, povera questa schiodata, disossata Italia. Stiamo messi male, anzi anche peggio. E se non avessimo più il fiato e l’energia per gridare? Chi sa. Ma per ora urliamo a squarciagola, come ossessi da esorcismo.
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