Siamo stanchi di vip e visite illustri
Dall’aprile del 2009, L’Aquila e il suo territorio sono stati una ribalta teatrale, oltre che un campionario da tesi di laurea in sismologia. Avremmo fatto volentieri a meno della ribalta e dei sismi. Specialmente sapendo come sarebbero poi andate le cose. Per ribalta teatrale, è ovvio, intendiamo quella calcata ininterrottamente da presidente della Repubblica, papa Benedetto XVI, per 25 volte il premier Berlusconi, una serie illiminata di ministri e viceministri, sottosegretari, capi di partiti, e anche attori e star del cinema, presidenti di potenze straniere (incluso Obama), loro first ladies, uomini d’arte, esperti, scienziati, e anche una sequela di turisti del dolore e delle macerie. Siamo stanchi.
Tutto questo ha portato: notorietà internazionale per L’Aquila (diventata ex), regali e generosità da molti (non da tutti, vero presidente Obama?), ma non la ricostruzione da parte dello Stato italiano, che mendace e impudico, ha continuato a prometterla senza farla.
Siamo stanchi. Basta vip e parate, venga solo chi porta rapporti su cose fatte. Chi parla al passato prossimo (“ho fatto”) e non al futuro (“faremo”). Non obbediremo al racconto sacro. Non uccideremo vitelli grassi per figlioli prodighi. Caso mai, cacceremo a calci nel culo i figlioli prodighi e le loro insopportabili promesse. Anche Giobbe perse la pazienza: non lo troverete scritto, ma fu così.
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