Periferia, la costellazione dei rifiuti: desolante per chi vorrebbe riprendere la vita
L’Aquila – Il centro è morto, e quel che ne resta convive con una situazione igienica comprensibile, motivata dal disastro del 6 aprile. Molti dicono che il peggio verrà fuori allorchè, non si sa però quando, verranno rimosse macerie nelle strade e nelle aree degli edifici crollati. Ma il resto della città, quello che bene o male sta in piedi e che ospita ogni giorno lo smarrimento e la tristezza di chi vuole tornare e svolgere la sua attività, è una desolazione di rifiuti accumulati ovunque, una costellazione niente affatto celeste di pattume accumulato; non macerie del 6 aprile, bensì rifiuti prodotti dalle attività che sono rinate e soprattutto dal commercio che prova a rivivere. Qualsiasi attività ha la caratteristica ineludibile di produrre rifiuti, e la gran quantità dei rifiuti, specie nelle zone commerciali, sono plastica e cartone. I cassonetti vengono utilizzati quando e dove è possibile: ma ben presto risultano stracolmi e allora i mucchi di materiale di scarto diventano di ora in ora più alti, attorno e vicino ai cassonetti, ma anche altrove.Nei giorni scorsi un piccato comunicato di lavoratori dell’ASM sosteneva che fin da poche ore dopo il terremoto, l’azienda si era messa in movimento e che tutti avevano lavorato al meglio delle loro possibilità. E’ sicuramente vero, ma oggi, a più di sei mesi dal terremoto, l’aspetto della periferia aquilana è impressionante: una città di rottami, rifiuti, scarti, montagne di pattume ovunque e anche, spesso, cattivi odori. Perché l’ASM, se è vero che si è data da fare dopo il 6 aprile, non fa altrettanto anche adesso che si avrebbe necessità di vivere secondo ogni possibile esigenza di qualità. Pulizia e ordine sarebbero un segnale di incoraggiamento, di ripresa, anche sul piano psicologico. Non è così e pensiamo che le nostre foto scattate senza un piano, semplicemente girando per le strade percorribili, siano una prova evidente. Abbiamo raccolto opinioni non consolanti di persone che sono arrivate da fuori per aiutare la città. “Noi aiutiamo, facciamo il possibile, ma gli aquilani non si aiutano…” . Per aquilani, si intendono istituzioni e responsabili di servizi. L’ASM è un’azienda con moltissimo personale, ma evidentemente sono in troppi dietro le tastiere dei computer: sulla strada e sui mezzi, quelli impiegati non sono sufficienti: Parlano le situazioni documentate. All’interno dell’azienda c’è sempre stata una forte litigiosità, tensioni tra lavoratori, problemi sindacali che non sempre emergono all’esterno.Occorre risolverli perché all’opinione pubblica non interessano: alla gente interessa solo che la città non appaia come un immondezzaio attorno ad un centro terremotato. Niente di più desolante, niente di più efficace per convincere qualcuno che a L’Aquila è, e sarà, sempre più difficile vivere. Cominciamo con il tenere pulito il luogo in cui si è chiamati a tornare.
Con quello dei rifiuti non rimossi, c’è l’altro, più antico, di strade e marciapiedi ricoperti da erbacce, situazioni dovute ad incurie e mancati interventi di manutenzione che sono annosi e non dipendono certo dal terremoto. La pulizia di marciapiedi e arterie periferiche è sempre stata nulla, tant’è vero che in alcune zone le erbacce e la vegetazioni invasiva appaiono stratificate: veri e propri albveri e cespugli che hanno una lunga… via alle spazze. In complesso, sono le parti del tutto, cioè tessere di un mosaico di trascuratezza, incuria, sporcizia vera e propria: la periferia aquilana è sempre stata così. Oggi è anche una discarica di pattume.
(Nelle foto Col del 7 ottobre: Cumuli di rifiuti in diverse zone e la sede stradale coperta da erbacce e cespugli annosi, a Pile)
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