Crolli, processo al solito vecchietto


L’Aquila – Tutti deceduti, tranne un anziano di 86 anni. Capita spesso nei processi per i crolli del terremoto, riguardanti edifici risalenti agli anni ’50 o ’60. E’ capitato anche oggi. Quattro anni di reclusione per Leonardo Carulli, ingegnere di 86 anni di Roma, in relazione al crollo – dovuto al terremoto del 2009 – dell’ edificio di via XX Settembre 123, in cui sono morte 5 persone. E’ la condanna chiesta oggi dal pm Fabio Picuti.
Carulli e’ accusato di omicidio colposo. Secondo l’accusa l’imputato avrebbe permesso la realizzazione delle strutture portanti del palazzo (realizzato negli anni 50) con una quantita’ di staffe inferiori al numero necessario. Il pm nella sua requisitoria ha parlato di un edificio paragonabile ‘ad un castello di carte, realizzato con materiali scadentissimi sia sotto il profilo del cemento che del ferro’. Per Picuti ‘il difetto del progetto era palese, netto, gravissimo. L’ edificio – sempre per il pm – era stato costruito per resistere a meta’ ad una eventuale scossa sismica. Progetto maldestro ed edifico costruito malissimo’, non serviva Superman perche’ Carulli visionando il progetto si sarebbe potuto subito accorgere delle gravi anomalie, una idea in fase di realizzazione di un bambino delle elementari. Carulli – ha concluso concluso l’accusa – ha gravemente disatteso la sua posizione di garanzia. Sul banco degli imputati, oltre a Carulli, avrebbero dovuto esserci anche altre persone che si occuparono della realizzazione del palazzo ma decedute negli anni.
Resta senza risposta, come in altri casi, la domanda: chi ha il dovere di verificare nel tempo le condizioni degli edifici? Solo i proprietari, oppure altre autorità? Stando ai processi, nessuno vigila su niente. Se un edificio è fatto male, ma viene collaudato e reso abitabile ugualmente, può crollare molti anni o decenni dopo. E nessuno pagherà mai, tranne qualche diretto responsabile dell’edificazione, ammesso che sia ancora vivo.


31 Maggio 2013

Categoria : Cronaca
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