Spettacolo teatrale a Marcinelle
Pescara – Lo spettacolo “Nessuno lo sapeva che eravamo santi”, liberamente tratto dall’omonimo libro di Eraldo Miscia, con la drammaturgia e la regia di Eva Martelli, dopo la rappresentazione nell’ambito della Stagione Teatrale 2012/2013 del Teatro F. Fenaroli di Lanciano, e la Targa ad Onore 2012 conferita dall’Associazione Minatori – Vittime di Marcinelle Lettomanoppello, approda a Marcinelle, in Belgio, presso il sito Unesco del Bois du Cazier. La rappresentazione si terrà sabato 1 giugno alle 20.30 presso il Teatro del Museo del Vetro.
L’evento, promosso dalla Compagnia teatrale “Il piccolo resto” e dall’Associazione Culturale “L’Altritalia”, è patrocinato dalla Presidenza del Consiglio Provinciale di Pescara, dal Comune di Lanciano, dall’Associazione Familiari delle Vittime di Marcinelle di Lettomanoppelo, dal Centro Bois Du Cazier di Marcinelle e dalla Camera di Commercio di Chieti.
8 agosto 1956. Quel giorno la vita di intere famiglie italiane e non solo cambiò per sempre. A Marcinelle 136 minatori italiani persero la vita nell’incidente del Bois du Cazier. L’Abruzzo fu una delle regioni più colpite da questa tragedia. Donne e bambini videro mutare il loro destino repentinamente. C’erano tante donne a Marcinelle. E tante erano rimaste a casa, in Italia, ad occuparsi della famiglia. Sono proprio le donne le protagoniste dello spettacolo che racconta la vita che si conduceva in Italia nei paesi dell’Abruzzo nel dopoguerra e le storie di uomini costretti all’emigrazione.
Lo spettacolo, liberamente tratto dall’omonimo libro in versi (pubblicato nel 1958) di Eraldo Miscia, poeta e scrittore nato a Lanciano nel 1920, ci conduce nell’Italia degli anni dell’emigrazione e offre i ritratti di alcuni sfortunati uomini che persero la vita a Marcinelle.
Antonio, Stefano, Filippone, Taddeo, Camillo, Prospero rappresentano simbolicamente tutti i minatori morti al Bois du Cazier e le loro storie raccontano di uomini e donne che hanno sacrificato la loro vita per dare un futuro migliore alle nuove generazioni.
Il lavoro drammaturgico e registico di Eva Martelli è incentrato sull’evocazione di squarci di quotidianità al femminile. Il lavoro domestico, caratterizzato da una gestualità al tempo stesso quotidiana e rituale, fa emergere le storie dei loro uomini, i loro volti, i moti interiori.
Mogli, madri, figlie, sorelle si fanno testimoni della tragedia e diventano portatrici di memoria, per non dimenticare che il diritto al lavoro significa soprattutto diritto alla vita, ieri come oggi.
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