Il turismo aquilano grida vendetta
Il pessimismo è strumento del diavolo, papa Francesco docet, e di certo è la prima argomentazione a giustificazione di alcuni risultati da parte dei pavidi e dei rassegnati. Ma sorridere sempre e fare finta di niente davanti a tutta l’evidenza di questo territorio e dei suoi prodi amministratori è da beoni ed anche da irresponsabili. Le peracottare sono figlie dei peracottari, è ovvio, e quindi prima di sparare sulla Croce Rossa, intesa come tutte le vittime sacrificali dei peracottari, è bene identificare la fonte principale di tale e tanto disagio culturale: noi stessi e di conseguenza chi abbiamo delegato a rappresentarci amministrativamente e politicamente parlando. Il nostro è un problema che si chiama Governance e cioè la capacità di governare fenomeni complessi ma al tempo stesso carichi di opportunità da cogliere senza stare li a menare nel manico su quanto erano bravi e determinati nelle passate generazioni o di quanto bisogna danneggiare il prossimo perché siccome non siamo capaci noi allora “mal comune mezzo gaudio”. In passato, all’Aquila, con poche risorse a disposizione, il turismo, era un settore “pupillo” del centro Italia, anche raffinato, e l’indotto generato dallo stesso ha permesso a centinaia di famiglie di sopravvivere, e bene, vivendo una vita dignitosa ed al tempo stesso fornendo un servizio virtuoso alla città . Ora servono persone coraggiose, non complessate di presenzialismo, disposte anche a fallire alcune iniziative, con carattere e che vogliano con tutta la forza disegnare un nuovo quadro senza copiare quelli del passato perchè altrimenti sarebbe sempre e soltanto una copia mal fatta. Serve un governo cittadino che pensi ad un obiettivo turistico sostenibile e perseguibile da qui a 10 anni come volano per lo sviluppo economico del territorio e complementare ad altri settori che fungano anch’essi da volani quali l’edilizia ed i servizi immateriali (formazione, ricerca e sviluppo e servizi della PA). Serve uno scatto d’orgoglio che non può non esserci perchè L’Aquila e gli aquilani ce l’hanno dentro il proprio DNA e lo vogliono per riscattarsi da tutto ciò che l’Italia e il mondo sta pensando di loro. Ben vengano i supporti dello Stato ma che siano funzionali ad un’idea di città nuova ed adeguata al nuovo contesto competitivo tra territori virtuosi. Si eviti l’errore dei finanziamenti a pioggia per tutto e per tutti e si punti solo e soltanto a creare le condizioni ideali ad uno sviluppo endogeno di nuove attività e quindi si punti su quelle infrastrutture senza le quali ogni aiuto futuro ai singoli sarebbe solo e soltanto una goccia nel mare. Infrastrutture, infrastrutture ed infrastrutture: ovovie, parcheggi, strade sicure, musei, nuovi scavi sui siti archeologici di Amiternum e Peltuinum, alberghi, b&b, reti informatiche e tutto quello che permetterebbe a questa ed alla prossima generazione di aquilani di essere orgogliosi di aver fatto parte di una storia millenaria. Forza L’Aquila e forza gli Aquilani.
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