Non è giusto dover supplicare (o erigere barricate) per il proprio futuro
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – (Immagini vulcanonwes e unicef – sotto un caccia F35, l’Italia ne ordina 90) – ) – Torna alla mente di chi ha buona memoria (e noi l’abbiamo) una frase di Sandro Pertini: “Si svuotino i depositi di armi e si riempiano i granai”. Un po’ enfatica, nello stile dell’uomo – galantuomo – ma sostanzialmente giusta nel tempo. L’altro ieri, ieri e anche oggi. Domani, chi sa.
Tradotta, quella frase, potrebbe significare dire al Governo: comperate qualche aereo F35 di meno (invece di 90, diciamo una sessantina), e stanziate i soldi per ricostruire L’Aquila e il cratere, ma ovviamente anche l’Emilia e tutte le contrade che anche in Padania sono finite in pezzi un anno fa. Messi sotto il mattone i miliardi necessari, risparmiando su qualche cacciabombardiere (con possibile armamento nucleare, s’intende), aquilani ed emiliani saprebbero quanti anni ci vorranno per rinascere, spendendo tanto all’anno, e attingendo da una riserva garantita.
Se per fare questo non basterà risparmiare sugli aerei, si potrebbe tornare alla buona e rifiutata idea di una tassa di scopo, ciò che si sarebbe potuto e dovuto fare quattro anni fa, dopo l’aprile del 2009. Sarebbe stato logico, pragmatico e non oneroso far pagare pochi spiccioli ad ogni contribuente, anzichè svenare lo Stato oggi.
La prossima settimana Roma decide se L’Aquila deve rinascere, quando deve rinascere, e come. Gli emendamenti della senatrice Pezzopane sono decisivi. Una commissione li ha già bocciati, ma, dicono ai piani alti della politica aquilana, c’è ancora qualche chance. Altrimenti, saremmo tutti – scusate il lessico non elegante – con i glutei per terra. Vita negata. Luce rossa sul futuro, e naturalmente sul presente. Vent’anni o forse di più per rimettere a posto tutto, forse, e nessuno è disposto a niente, tanto meno a investire o programmare, se di fronte ha vent’anni di nulla.
Questa, ridotta ai minimi termini, e senza edulcorare, è la situazione: siamo arrivati al dunque. Lo Stato e il suo governo hanno potere di vita o di morte.
Abbandonando polemiche e recriminazioni (pare che altrettanto vogliano fare tutti, ormai), siamo appesi ad un filo, dipendiamo da un esecutivo con l’acqua alla gola, in un’Italia che a detta degli imprenditori “è sull’orlo del baratro”. Noi, forse, nel baratro ci siamo già .
I politici più capaci che abbiamo (scelti dal popolo aquilano) stanno facendo tutto quanto è loro possibile, comprese le scapigliature (sacrosante) del sindaco, per vincere la battaglia. Cialente, da istrione geniale, ha scelto di toccare un tasto che fa ancora effetto: la bandiera, la fascia tricolore, l’adesione delle celebrazioni del 2 giugno. Giorno della Repubblica. La Pezzopane lavora più sul concreto, secondo la sua regola: poche parole, scelgo i fatti, individuo la strada percorribile.
In tutto ciò si può percepire un variegato scenario di sensazioni, e anche emozioni. Una sensazione, un’asperrima convinzione, prevale su tutte le altre: è profondamente ingiusto, indegno di un paese civile (lo siamo?) e di uno stato democratico, che per avere un futuro, per darlo almeno ai più giovani, una collettività debba supplicare, o, forse, anche alzare barricate. Potrebbe accadere.
Nessuno sta chiedendo il di più, il non dovuto, il privilegio, lo zuccherino, bensì solo il diritto di vivere e di progettare un normale, anche modesto domani, nell’ambito di una collettività chiamata Italia. Come dire: scusate, possiamo esserci, possiamo tirare il fiato, o dobbiamo affondare come il gioiello dall’alto del Titanic?
Che qualcuno, se è così, abbia il fegato di dirlo forte e chiaro. Gridare agli aquilani “non abbiamo i soldi per tenervi in vita” sarebbe anche un atto di lealtà e di onestà . Prenderli in giro, pensare che quest’anno si possa impastare un po’ di cemento e rattoppare qualche edificio, fumo negli occhi, per ricominciare fra pochi mesi a lesinare denari, a tendere la mano da inguaribili derelitti, è davvero una negazione sfrontata della verità . Quindi affrontiamo la settimana consapevoli. Almeno, non ci prendano più in giro. Ne trarremo le conseguenze.
Non c'è ancora nessun commento.